sabato, Ottobre 18

Attentato a Sigfrido Ranucci, esplosione sotto casa a Pomezia: auto distrutte, indagini in corso

Attentato a Sigfrido Ranucci, esplosione sotto casa a Pomezia: auto distrutte, indagini in corso

Un ordigno artigianale ha devastato nella notte le auto del conduttore di Report e della figlia. Nessun ferito, ma l’esplosione è stata definita “potenzialmente letale”. Solidarietà istituzionale e scontro politico sul clima verso il giornalismo d’inchiesta.

La notte dell’esplosione

La deflagrazione è avvenuta tra il 16 e il 17 ottobre, sotto l’abitazione di Sigfrido Ranucci a Pomezia, alle porte di Roma. L’ordigno ha distrutto l’auto del giornalista e quella della figlia, danneggiando anche il contesto circostante. In casa dormivano i familiari: nessuno è rimasto ferito. Carabinieri, Digos, vigili del fuoco e polizia scientifica hanno delimitato l’area e aperto un fascicolo contro ignoti.

Un “atto potenzialmente letale”

Dalle prime valutazioni tecniche emerge la natura artigianale del dispositivo e la sua pericolosità. Una carica sufficiente, spiegano gli inquirenti, a mettere a rischio chiunque si fosse trovato nelle vicinanze. Un salto di qualità nelle intimidazioni di cui Ranucci ha riferito negli ultimi anni, tra minacce, proiettili recapitati per posta e campagne di delegittimazione.

Le reazioni: dal governo alla redazione di Report

“Piena solidarietà a Sigfrido Ranucci e ferma condanna per il grave atto intimidatorio. Libertà e indipendenza dell’informazione sono valori irrinunciabili”, ha dichiarato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Il vicepremier Matteo Salvini ha parlato di “fatto di gravità inaudita”, mentre il ministro Guido Crosetto ha definito l’episodio “un colpo alla libertà stessa di informare”. Il Cda Rai ha espresso vicinanza al conduttore e alla redazione, ribadendo che “le intimidazioni non fermano il dovere del servizio pubblico”.

Angelo Bonelli, ha dichiarato: “Chi ha attaccato Ranucci negli anni rifletta e chieda scusa. Alimentare campagne di delegittimazione contro chi fa inchieste coraggiose significa rendere possibile un clima d’odio che oggi esplode in tutta la sua gravità”.

Alessandro Di Battista, ex M5S, ha attaccato senza mezze misure: “Quando le istituzioni delegittimano chi denuncia mafia e corruzione, qualcuno si sente autorizzato a colpire. Mi auguro che tutte le alte cariche dello Stato esprimano massima solidarietà a un giornalista perbene che stanotte sarebbe potuto morire”.

La polemica politica

Dal centrosinistra accuse sul clima intorno al giornalismo d’inchiesta: per Alleanza Verdi e Sinistra, alimentare campagne di delegittimazione significa creare terreno fertile per l’odio. Altre voci chiedono di “abbassare i toni” e evitare strumentalizzazioni. Il fronte resta teso sui social, tra chi invoca unità contro la violenza e chi legge nell’attentato l’ennesimo segnale di un deterioramento del dibattito pubblico.

Il contesto: processo alle parole, tutela ai cronisti

Report è tra i programmi più esposti per la natura delle inchieste su poteri politici ed economici. Negli ultimi mesi Ranucci ha fronteggiato querele e procedimenti poi archiviati o assoluzioni. L’attentato riapre la discussione su misure di protezione, contrasto alle querele temerarie e sostegno legale ai giornalisti bersaglio di minacce.

Prossime mosse

Gli investigatori lavorano su rilievi tecnici, raccolta di video e testimonianze di zona, analisi dei residui esplosivi e di eventuali precedenti segnali di allarme. Resta una domanda che pesa sul futuro: basteranno condanne e solidarietà, senza una risposta concreta su sicurezza e garanzie effettive per chi fa inchiesta?

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