Il vantaggio di Acquaroli non è schiacciante, ma abbastanza da consolidare l’ottimismo del centrodestra, che già cinque anni fa era riuscito a ribaltare la tradizione politica della regione. La distanza di soli due punti e mezzo rende però la sfida aperta: Ricci potrebbe contare sul voto disgiunto e su una campagna elettorale incentrata sulla mobilitazione dell’elettorato grillino. Tuttavia, le divisioni interne al Movimento 5 Stelle rischiano di pesare in maniera decisiva.
Calabria: Occhiuto avanti su Tridico
Molto più netto è lo scenario in Calabria, dove il presidente uscente Roberto Occhiuto gode di un ampio vantaggio. Dopo le dimissioni per ripresentarsi, Occhiuto può contare su un solido 54%, quasi dieci punti in più rispetto allo sfidante Pasquale Tridico, ex presidente dell’INPS e volto noto del M5S.
Tridico si ferma al 45,5% e deve fare i conti con una campagna difficile, segnata anche da una gaffe sulle province calabresi che non ha convinto gli elettori. Inoltre, le liste ambientaliste di Avs minacciano di sottrarre voti preziosi ai 5 Stelle, rendendo la rincorsa ancora più complicata.
Toscana: il centrosinistra resiste
In Toscana, tradizionale roccaforte progressista, la situazione appare più stabile. Il presidente Eugenio Giani mantiene un consenso elevato, attestandosi al 57%. La sua coalizione, pur nata da compromessi, riesce a difendere la regione grazie a un programma che punta su welfare, decrescita sostenibile e politiche sociali.
Il candidato del centrodestra, Alessandro Tomasi di Fratelli d’Italia, si ferma al 39%. Il divario appare ampio, ma la storia politica toscana insegna che le sorprese sono sempre possibili: alle ultime regionali, infatti, lo scarto tra le coalizioni era stato meno netto.
Tendenze nazionali: Fratelli d’Italia resta primo partito
A livello nazionale, i dati dei sondaggi mostrano un quadro sostanzialmente stabile. Fratelli d’Italia resta il primo partito con il 30% dei consensi, pur registrando un lieve calo dello 0,5%. Al secondo posto si conferma il Partito Democratico con il 22,5%, seguito dal Movimento 5 Stelle in crescita al 13%.
La Lega e Forza Italia si attestano entrambe all’8,5%, con Matteo Salvini che recupera leggermente consenso. Sul fronte della sinistra, Alleanza Verdi e Sinistra (Avs) cresce al 6,5%, mentre Azione (3,5%) supera Italia Viva, in calo costante. Restano indietro +Europa e Noi Moderati, entrambi fermi all’1,5%. .
Questi numeri confermano che, sebbene il centrodestra mantenga un vantaggio competitivo, le dinamiche locali e le alleanze nei territori saranno decisive per il risultato finale.
Il nodo delle candidature nelle Marche e in Puglia
Il caso delle Marche mette in evidenza le difficoltà del centrosinistra. Ricci deve fare i conti con la diffidenza di parte dell’elettorato 5 Stelle, alimentata dalle critiche del giornalista Marco Travaglio all’alleanza col Pd. Inoltre, le vicende giudiziarie che hanno coinvolto alcuni candidati hanno indebolito la percezione di trasparenza della coalizione.
In Puglia lo scenario resta incerto. Il centrosinistra non ha ancora un candidato unitario: da una parte c’è l’indecisione di Antonio Decaro, dall’altra la mancata candidatura di Michele Emiliano, che pur rispettando l’impegno preso con Elly Schlein non nasconde la sua amarezza. Decaro, protagonista al festival dell’Unità di Bisceglie, sembra indebolito dalle esitazioni e dalle divisioni interne alla coalizione.
Campania: il peso di De Luca
In Campania il clima politico è ancora più teso. Il governatore uscente Vincenzo De Luca, detto lo “Sceriffo”, non intende farsi da parte. Con la lista civica “A testa alta”, De Luca punta a mantenere un ruolo centrale nella futura giunta, facendo leva su temi sensibili come la sanità e la gestione dei rifiuti.
La sua influenza resta forte, anche grazie al ruolo del figlio Piero De Luca nel Pd regionale. Molti osservatori non escludono che, in caso di difficoltà per il candidato designato Roberto Fico, lo stesso De Luca possa valutare un ritorno in prima linea.
Strategie e alleanze nei territori
La differenza tra centrodestra e centrosinistra non si gioca solo sui programmi, ma anche sulla qualità delle candidature. Acquaroli nelle Marche ha puntato su liste forti, con professionisti e figure radicate nei territori, attraendo persino alcuni delusi di Azione.
Al contrario, Ricci ha dovuto gestire candidature più fragili, con esponenti percepiti come “scarti” del Pd e fedelissimi di Schlein. Questa dinamica ha reso la sua corsa più complicata, nonostante un consenso personale discreto.