giovedì, Dicembre 11

Garlasco, il post choc di Carlo Taormina su Andrea Sempio: “Vada in Procura e dica che si è fatto un falso alibi”

Nella parte più controversa del post, Taormina sostiene che Sempio si trovasse quella mattina a casa di Chiara Poggi, insieme ad Alberto Stasi: «Ha fatto irruzione perché sapeva del tradimento di Chiara e quindi, intenzionalmente, andò lì ed esplosero la rabbia e la gelosia che gli fecero assassinare Chiara davanti a Sempio o appena Sempio se ne uscì».

Una ricostruzione alternativa e confusa rispetto a quanto sostenuto in precedenza dallo stesso Taormina, che in passato aveva ipotizzato la presenza di Sempio sul luogo del delitto ma non il suo coinvolgimento diretto. La chiusura del post, poi, aggiunge ulteriore mistero: «Faccia presto, Sempio, perché altrimenti la prossima settimana non la finisce in libertà. A proposito, si tratta di un mio sogno lovatiano. O no?».

Un nuovo attacco alla magistratura

Il post di Taormina ha scatenato centinaia di reazioni sui social. Molti utenti hanno criticato il tono del legale, definendolo “irrispettoso verso le istituzioni”, mentre altri lo hanno interpretato come una provocazione contro l’operato dei magistrati di Pavia e Milano, accusati di aver gestito in modo controverso il caso Garlasco sin dalle prime indagini del 2007.

Per Taormina, infatti, l’intera inchiesta sarebbe il frutto di una serie di errori investigativi e omissioni, e la riapertura del fascicolo su Sempio rappresenterebbe «l’ennesimo tentativo di dare una risposta mediatica a un Paese che non vuole accettare la complessità della verità giudiziaria».

Un caso che continua a dividere

Il delitto di Chiara Poggi resta uno dei casi di cronaca nera più seguiti e discussi degli ultimi anni. A quasi vent’anni dall’omicidio, la riapertura delle indagini su Andrea Sempio – amico d’infanzia di Chiara e originario dello stesso quartiere di Garlasco – ha riacceso i riflettori su una vicenda mai chiusa nell’immaginario collettivo.

Il post di Taormina, con i suoi toni al limite della provocazione, non fa che alimentare ulteriormente il dibattito su un caso che continua a dividere opinione pubblica, media e giustizia.

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