Una frattura interna alla Flotilla
La Global Sumud Flotilla, missione civile internazionale diretta verso Gaza per denunciare il blocco imposto da Israele, vive ore di caos non solo per le minacce esterne ma per profonde divisioni interne. Dopo ore di discussioni online e riunioni fiume, circa venti attivisti hanno deciso di abbandonare la spedizione. Tra loro, circa la metà sono italiani.
Le ragioni del ritiro
Le motivazioni sono diverse: c’è chi parla di stanchezza, chi teme per la sicurezza dopo le segnalazioni di possibili attacchi imminenti, e chi invece non condivide la linea politica del direttivo centrale, deciso a proseguire comunque. Sullo sfondo, l’appello del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha invitato gli attivisti ad accettare la mediazione del Patriarcato Latino di Gerusalemme.
Due anime contrapposte
Il movimento è ormai spaccato. Da un lato chi considera la missione già un successo simbolico – per l’attenzione mediatica, la mobilitazione internazionale e la pressione politica generata. Dall’altro chi teme che l’obiettivo non sia più solo politico, ma quello di forzare il blocco navale israeliano, con il rischio concreto di una reazione violenta da parte dell’IDF, che in passato ha già usato la forza contro iniziative simili.