L’udienza a porte chiuse: la visione dei reperti da parte della difesa
Nel corso dell’udienza tenutasi ieri, lunedì 13 maggio 2024, gli avvocati di Massimo Bossetti hanno finalmente potuto visionare i reperti e i campioni che hanno portato alla condanna del loro assistito.
Con Bossetti presente in videoconferenza, i legali hanno aperto tre scatole sigillate e esaminato le buste contenenti gli oggetti utilizzati nel processo. Tra i reperti, c’erano indumenti sui quali erano state trovate tracce di DNA inizialmente attribuite a un individuo sconosciuto (Ignoto 1) e in seguito ricondotte a Bossetti.
Secondo quanto riportato dall’Ansa, Claudio Salvagni e Paolo Camporini hanno trovato 54 campioni, tra cui “23 diluizioni”, alcune delle quali riconducibili alla traccia 31G20 (attribuita a Bossetti) e altre di origine “anonima”.
La reazione della difesa
Dopo aver visionato i reperti, i legali di Bossetti hanno rilasciato un commento sull’udienza: “Come temevamo, i campioni sono stati conservati a temperatura ambiente, quindi vedremo che cosa ci potranno dire. Probabilmente si sono deteriorati, e questo lo verificheremo”.
Sempre secondo quanto riportato dall’Ansa, i due avvocati hanno sottolineato l’importanza delle nuove analisi: “Noi siamo seri, prima di parlare di richiesta di revisione dobbiamo fare delle analisi che ci diano la possibilità di chiederla, non possiamo fare un’istanza di revisione esplorativa”.
Inoltre, hanno espresso il loro disappunto riguardo al modo in cui è stata condotta l’indagine sull’omicidio di Yara Gambirasio: “Ci sarebbe da scrivere un libro – hanno spiegato gli avvocati di Bossetti -; prima ci è stato detto che il materiale era tanto, poi che era poco, adesso capiamo che è tanto, se c’erano 23 diluizioni.
Ora, però, soprattutto scopriamo che queste analisi erano ripetibili dal primo giorno. Il materiale c’era mentre la Corte d’assise d’appello e la Corte Suprema ci hanno detto che quel materiale era esaurito. Oggi abbiamo la prova che questo è un falso storico”.
Cosa succede ora nel caso dell’omicidio di Yara Gambirasio
Infine, secondo quanto riportato dall’Ansa, la difesa di Massimo Bossetti ha rilasciato una dichiarazione importante: “Per noi è certo che Ignoto 1 non fosse Massimo Bossetti, anche al di là della prova genetica su cui si fonda quasi esclusivamente il processo – hanno spiegato – ma per parlare di revisione dobbiamo presentare elementi nuovi e diversi rispetto alla prova genetica”.
Claudio Salvagni e Paolo Camporini hanno poi sottolineato l’importanza dei reperti: “Il DNA si deteriora quando è estratto, mentre sui tessuti è ancora possibile condurre analisi; il DNA potrebbe essere estratto anche domani e fornirci risultati come dieci anni fa. Il lavoro sui reperti è ancora possibile, mentre abbiamo qualche dubbio sui campioni”, hanno concluso i legali.