Nella notte tra sabato e domenica, l’Ucraina ha subito uno dei più massicci attacchi aerei dall’inizio dell’invasione russa.
Le forze armate russe hanno infatti lanciato ben 273 droni, una cifra che rappresenta un nuovo record assoluto dall’inizio del conflitto. I droni utilizzati erano di vario tipo, compresi i temuti Shahed di fabbricazione iraniana, noti per la loro capacità di colpire obiettivi con precisione kamikaze.
Secondo quanto riferito dall’Aeronautica militare ucraina tramite un comunicato pubblicato su Telegram, 88 di questi droni sono stati abbattuti, mentre altri 128 – considerati droni-esca – sono precipitati in aree disabitate. L’attacco ha coinvolto diverse regioni del Paese, colpendo in particolare le zone di Kiev, Donetsk e Dnipropetrovsk. Si tratta dell’assalto con droni più massiccio mai registrato, superando quello del 23 febbraio, quando furono impiegati 267 droni e missili balistici in contemporanea.
Domani il colloquio Trump-Putin per cercare un cessate il fuoco in Ucraina
In questo clima di forte tensione, domani – lunedì 19 maggio – è previsto un importante sviluppo diplomatico: l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato che parlerà telefonicamente con Vladimir Putin, presidente della Federazione Russa, per discutere un possibile cessate il fuoco nella guerra in Ucraina. Lo stesso Trump ha dichiarato tramite un post su Truth Social: “Speriamo sia una giornata decisiva. È ora di fermare questa guerra terribile, una guerra che non sarebbe mai dovuta iniziare. Che Dio ci benedica tutti!”.
Trump ha inoltre anticipato che dopo aver parlato con Putin, contatterà anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e diversi leader dei Paesi membri della NATO, per cercare una soluzione condivisa al conflitto. L’ex presidente ha sottolineato la necessità di mettere fine a una guerra che, secondo le sue stime, starebbe causando la morte di circa cinquemila soldati ogni settimana.
Pressione militare e stallo diplomatico: il difficile cammino verso la pace
Il contesto in cui avverrà questa telefonata è estremamente delicato. Pochi giorni fa si è infatti concluso, senza risultati concreti, il primo round di negoziati di pace tra delegazioni russe e ucraine, tenutosi a Istanbul. Nonostante le buone intenzioni iniziali e il coinvolgimento del presidente turco Recep Tayyip Erdogan come mediatore, l’incontro si è rivelato inconcludente.
Uno dei pochi risultati tangibili è stato un accordo per lo scambio di mille prigionieri per parte, un gesto di distensione accolto positivamente dal Segretario di Stato americano Marco Rubio. Rubio ha ribadito l’impegno degli Stati Uniti a sostenere un piano di pace duraturo e ha sottolineato l’importanza del cessate il fuoco come primo passo verso una vera trattativa.
Putin resta fermo sulle sue posizioni: Mosca vuole tutto
Nonostante le iniziative diplomatiche, il Cremlino continua a mostrare una linea intransigente. Il presidente Vladimir Putin, rappresentato nei colloqui dal capo delegazione Vladimir Medinskij, ha avanzato richieste che l’Ucraina non sembra disposta ad accettare: la piena annessione della Crimea, del Donbass, di Zaporizhzhia e di Kherson, l’impegno di neutralità militare da parte dell’Ucraina, e l’esclusione di ogni futura adesione a NATO o Unione Europea. Inoltre, la Russia pretende che non vengano stanziate truppe europee lungo i confini.