domenica, Maggio 25

Garlasco, l’ipotesi choc dell’Avvocato Lovati: “Chiara Poggi eliminata da un sicario perché scomoda”

Garlasco, l’ipotesi choc dell’Avvocato Lovati: “Chiara Poggi eliminata da un sicario perché scomoda”

Il caso Garlasco continua a far discutere, anche a distanza di quasi due decenni dall’omicidio che sconvolse l’Italia. Chiara Poggi, giovane di 26 anni trovata senza vita nella sua abitazione di via Pascoli a Garlasco nell’agosto 2007, è stata al centro di uno dei processi mediatici e giudiziari più controversi degli ultimi tempi. E ora, riemerge una nuova teoria destinata a far discutere ancora: quella dell’omicidio su commissione.

A rilanciare questa interpretazione alternativa è l’avvocato Massimo Lovati, legale di Andrea Sempio, uno dei soggetti inizialmente coinvolti nelle indagini e successivamente archiviati. Secondo l’avvocato, dietro la morte di Chiara potrebbe esserci un sicario, assoldato per mettere a tacere una verità scomoda. Una tesi che scuote le fondamenta del processo già chiuso con la condanna definitiva di Alberto Stasi, l’allora fidanzato della vittima.

Un delitto per silenziare una verità pericolosa?

L’avvocato Lovati ha sollevato forti dubbi sulle motivazioni che hanno portato alla condanna di Stasi, ritenendo poco convincenti sia il movente che gli elementi a supporto della colpevolezza. “Non troviamo un movente sufficiente né per Stasi né per Sempio – ha dichiarato – che giustifichi un crimine tanto efferato”.

Ma ciò che davvero cattura l’attenzione è l’ipotesi che Chiara Poggi fosse diventata scomoda per qualcuno. Secondo Lovati, la giovane avrebbe scoperto un presunto giro di abusi e scandali a sfondo sessuale legati al Santuario della Madonna della Bozzola, un luogo molto noto e frequentato della zona. La ragazza, sempre secondo questa tesi, stava per denunciare quei fatti, mettendo così a rischio la reputazione e la libertà di personaggi influenti.

Il ruolo di Alberto Stasi: colpevole o solo una pedina?

La figura di Alberto Stasi, ex fidanzato di Chiara, rimane al centro dell’attenzione. Condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione per omicidio volontario, Stasi è stato più volte descritto dai suoi legali come vittima di un processo basato su indizi deboli e senza un vero movente. Lovati si inserisce in questa scia di pensiero, sostenendo che Stasi possa essere stato semplicemente una pedina in un disegno più grande, un burattino mosso da chi realmente aveva interesse a far sparire Chiara.

L’idea è che qualcuno avrebbe “istruito” Stasi, raccontandogli in anticipo cosa sarebbe accaduto e magari spingendolo a comportamenti ambigui che avrebbero poi rafforzato i sospetti nei suoi confronti. Il suo atteggiamento incerto, la mancanza di alibi convincenti e alcune dichiarazioni poco coerenti avrebbero contribuito a cucirgli addosso l’identità dell’assassino.

Le incongruenze nella versione dei fatti

Lovati solleva inoltre numerosi dubbi sulle circostanze del ritrovamento del corpo e sul comportamento tenuto da Stasi il giorno dell’omicidio. È difficile credere, secondo il legale, che un ragazzo chiami ripetutamente la fidanzata senza ricevere risposta, decida di recarsi a casa sua, sbagli civico, provi a suonare il citofono e poi scavalchi il muretto per entrare nell’abitazione. Tutto questo, secondo Lovati, appare più costruito che spontaneo.

Anche la famosa telefonata ai Carabinieri, effettuata da Stasi subito dopo aver trovato il corpo senza vita di Chiara, viene messa in discussione. Il tono, le parole utilizzate e la tempistica sono elementi che – secondo chi sostiene la tesi del complotto – dovrebbero essere analizzati più a fondo.

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