martedì, Luglio 22

Nuovo colpo di scena sul caso Garlasco: I pm respingono la richiesta

Il delitto di Garlasco

continua a far discutere, a 18 anni dal tragico omicidio di Chiara Poggi. Il 13 agosto 2007, la giovane di 26 anni venne trovata senza vita nella villetta di famiglia in via Pascoli, a Garlasco, provincia di Pavia. A scoprire il corpo fu il fidanzato, Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni per omicidio volontario dopo anni di processi e contraddizioni.

Una storia che non smette di far discutere

Negli anni il caso è rimasto al centro dell’attenzione pubblica e mediatica, complice l’emergere di nuovi dettagli e interrogativi mai chiariti. Tra questi, la celebre impronta palmare numero 33, rilevata su una parete della scala interna alla villetta, è stata per lungo tempo al centro delle ipotesi investigative. Secondo i legali della famiglia Poggi, quella traccia poteva contenere sangue umano e indicare la presenza di una terza persona sulla scena del crimine.

La decisione della Procura: “Nessun materiale disponibile”

Tuttavia, la Procura di Pavia ha recentemente respinto la richiesta di incidente probatorio per nuove analisi sull’impronta 33. Nel provvedimento firmato il 2 luglio 2025, i magistrati hanno motivato la scelta con la mancanza di campioni residui: “Non esiste più materiale disponibile per ulteriori verifiche”. Inoltre, la provetta che conteneva i residui di intonaco prelevati dalla zona incriminata sarebbe scomparsa, rendendo impossibile qualsiasi nuovo esame.

Perché non si potrà mai sapere la verità sull’impronta

I pm – si legge su Adnkronos – spiegano che il materiale prelevato era stato completamente utilizzato durante le analisi precedenti e che l’uso della ninidrina – un reagente chimico impiegato per evidenziare le impronte – avrebbe compromesso definitivamente ogni eventuale residuo biologico. Questo significa che la natura dell’impronta 33 non potrà mai essere accertata.

La reazione della famiglia Poggi

La decisione ha gelato i familiari di Chiara, che da anni chiedono nuovi accertamenti. L’avvocato della famiglia ha espresso “profonda delusione”: “Speravamo che questa impronta potesse dare risposte. Invece, dopo 18 anni, ci troviamo davanti all’ennesimo punto morto”. Anche la difesa di Stasi aveva più volte sottolineato il valore potenziale di quella traccia, ritenendola un elemento cruciale per chiarire le dinamiche dell’omicidio.

Il giallo di Garlasco, dunque, resta aperto nei cuori di chi cerca ancora la verità. La decisione della Procura chiude ogni spiraglio per nuove indagini scientifiche su quell’elemento, lasciando spazio solo alle ipotesi e ai ricordi di una delle vicende giudiziarie più complesse e discusse d’Italia.

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