Si sono chiuse alle 18 ora locale le urne per le elezioni legislative di metà mandato in Argentina. Secondo i dati ufficiali, ha votato solo il 61% degli aventi diritto, la percentuale più bassa dal ritorno alla democrazia nel 1983. Un segnale di disaffezione politica che accompagna una competizione segnata da un testa a testa tra il presidente Javier Milei e la coalizione progressista di sinistra Fuerza Patria (Fp).
Affluenza ai minimi e incertezza politica
Le prime proiezioni diffuse dai media locali indicano un equilibrio quasi perfetto tra i due principali schieramenti: La Libertad Avanza (Lla), il movimento ultraliberista del presidente Milei, si attesta intorno al 36%, mentre Fuerza Patria raccoglie circa il 34%. La bassa affluenza – mai così bassa da oltre quarant’anni – rischia di complicare la governabilità e la legittimità politica del risultato.
La posta in gioco per Milei
Per il presidente argentino, le elezioni rappresentano una prova decisiva a due anni dal suo trionfo del 2023, quando aveva conquistato il potere con il 56% dei voti. Milei punta a rafforzare la sua maggioranza in Parlamento, occupando metà dei seggi alla Camera e un terzo del Senato, così da imprimere un’accelerazione alle riforme economiche sostenute anche dagli Stati Uniti di Donald Trump.
Washington ha promesso un pacchetto di aiuti da 40 miliardi di dollari per stabilizzare il peso argentino e sostenere l’esecutivo, ma il consenso interno del leader libertario appare in calo. Secondo gli ultimi sondaggi, Milei è sceso al 38% di popolarità, complice l’impatto delle sue politiche di austerità e di forti tagli alla spesa pubblica, soprattutto nei settori di sanità ed educazione.
Scandali e crisi di immagine
Ad appannare ulteriormente la sua immagine sono diversi scandali che hanno coinvolto il suo entourage. Il presidente, che aveva promesso di combattere la “casta politica corrotta”, è finito sotto accusa per il caso della meme-coin “Libra”, una criptovaluta da lui promossa sui social e poi crollata in borsa, danneggiando centinaia di investitori.
Altri casi riguardano la sorella Karina Milei, sospettata di mazzette nell’acquisto di forniture mediche, e il candidato di punta del movimento in provincia di Buenos Aires, Luis Espert, ritiratosi dopo la scoperta di finanziamenti illeciti provenienti da un narcotrafficante condannato negli Stati Uniti.
La sinistra punta sulla stanchezza del Paese
Dall’altra parte, il peronismo progressista di Fuerza Patria tenta di sfruttare la crescente stanchezza dell’elettorato. Priva della sua storica leader Cristina Kirchner – agli arresti domiciliari per corruzione – la sinistra ha puntato sul governatore della provincia di Buenos Aires, Axel Kicillof, cercando di capitalizzare il malcontento diffuso verso il governo centrale.

















