lunedì, Ottobre 27

Elezioni di medio termine in Argentina, affluenza record negativo: testa a testa tra Milei e la sinistra

Secondo gli analisti, Kicillof rappresenta l’ultima speranza di un movimento peronista che tenta di rilanciarsi dopo anni di divisioni interne e scandali. Il partito si concentra sul malessere sociale e sulla promessa di restituire stabilità economica senza “lacrime e sangue”.

Mercati e Stati Uniti osservano con attenzione

Con un risultato incerto e senza un chiaro vincitore, saranno i mercati internazionali – e in particolare Washington – a dettare il ritmo delle prossime settimane. Gli investitori guardano con preoccupazione alla tenuta politica di Buenos Aires e all’evoluzione del peso argentino. Se le urne non offriranno un verdetto netto, l’influenza degli Stati Uniti e del Fondo Monetario Internazionale potrebbe risultare decisiva per la sopravvivenza politica di Milei.

Un voto tra rabbia e disillusione

Il voto del 2025 segna una fase di profonda disillusione nella società argentina. Nonostante il calo dell’inflazione – scesa dal 200% al 31% – e il pareggio di bilancio raggiunto dal governo, i tagli sociali e la crisi di fiducia verso le istituzioni hanno pesato sull’affluenza. Il 61% di partecipazione è un segnale chiaro: gran parte del Paese non crede più che la politica possa cambiare davvero le cose.

Nel frattempo, un episodio di tensione ha animato la giornata elettorale: il portavoce presidenziale Manuel Adorni è stato insultato ai seggi da alcuni elettori che lo hanno definito “traditore della patria”. Adorni ha replicato invitando “tutti i cittadini ad andare a votare” e rivendicando i progressi istituzionali del sistema a scheda unica.

In attesa dei risultati definitivi, l’Argentina si prepara a una lunga notte di conteggi e interpretazioni. Il Paese è diviso, il consenso traballa e la nuova ondata di incertezza politica rischia di avere conseguenze ben oltre Buenos Aires.

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