Il corpo di Venier era stato nascosto in un bidone e ricoperto di calce viva per cinque giorni. Questo trattamento non ha compromesso l’esame autoptico odierno, ma ha creato difficoltà durante la TAC effettuata martedì 12 agosto, rendendo più complessa l’analisi preliminare dei resti.
Un disguido nella preparazione della salma
L’autopsia, eseguita dalla dottoressa Francesca Sinopoli su incarico della Procura di Udine, si è svolta alla presenza di numerosi periti di parte. Tuttavia, l’esame ha rischiato di essere rinviato a causa di un problema organizzativo: la salma non era stata scongelata per tempo. Il pool di medici ha dovuto attendere fino a quando le spoglie non sono state pronte, per poi procedere con l’analisi.
Un racconto sotto verifica
Le nuove evidenze emerse dall’autopsia mettono in discussione alcuni dettagli della versione fornita da Lorena Venier. Restano ancora da chiarire la sequenza precisa dei fatti, l’arma effettivamente utilizzata per il depezzamento e le dinamiche che hanno portato all’omicidio.