sabato, Luglio 19

Andrea Cavallari, la laurea come parte del piano: ecco la scoperta sulla fuga

Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, nulla sarebbe stato lasciato al caso. Il 26enne sapeva che il permesso speciale gli avrebbe garantito ore di libertà senza controlli diretti, e ha costruito la sua fuga con meticolosità. Per gli inquirenti, Cavallari aveva già dimostrato un’attenzione ossessiva ai dettagli quando pianificava le rapine nelle discoteche: lo stesso metodo è stato applicato all’evasione.

Per realizzare il piano, il giovane avrebbe ricevuto 300 euro in contanti come regalo da patrigno, madre e nonna. Con quella somma e l’aiuto di due amici, è riuscito a spostarsi rapidamente, sfruttando la scusa di un incontro con la fidanzata per allontanarsi senza destare sospetti.

Da Bologna a Barcellona: la fuga e l’arresto

Dopo la laurea, Cavallari si è dileguato, riuscendo a raggiungere la Spagna. Resta da chiarire come sia arrivato a Barcellona e quali contatti lo abbiano supportato nei giorni di latitanza. Gli investigatori sospettano una rete di favoreggiatori: per questo, oltre al fascicolo per evasione, la Procura di Bologna ha aperto un’inchiesta per favoreggiamento.

Il giovane è stato infine individuato e catturato in un appartamento nella città catalana, grazie alla collaborazione tra le autorità italiane e la polizia spagnola. Dopo l’arresto, è stato riportato in Italia per riprendere la detenzione e affrontare un nuovo processo legato all’evasione.

Un piano quasi perfetto… tranne il finale

La vicenda di Andrea Cavallari ha riacceso il dibattito sulla gestione dei permessi premio e dei protocolli di sicurezza per i detenuti. Il fatto che un condannato per un reato grave abbia potuto ottenere un permesso senza scorta per discutere la tesi di laurea solleva molte domande sulla procedura adottata. Ora sarà compito della magistratura fare chiarezza non solo sulla fuga, ma anche su eventuali complicità.

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