mercoledì, Ottobre 22

Cassazione: “Nessun legame tra Berlusconi, Dell’Utri e Cosa nostra”. Fine di una vicenda lunga trent’anni

Con una decisione destinata a segnare la storia giudiziaria italiana, la Corte di Cassazione ha definitivamente escluso qualsiasi legame tra Silvio Berlusconi, Marcello Dell’Utri e Cosa nostra. I giudici supremi hanno respinto il ricorso della procura generale di Palermo contro la sentenza della Corte d’appello, che aveva già rigettato la richiesta di sorveglianza speciale e confisca dei beni nei confronti dell’ex senatore di Forza Italia e dei suoi familiari.

La pronuncia mette così la parola fine a un contenzioso durato oltre trent’anni, che ha intrecciato politica, imprenditoria e giustizia in uno dei capitoli più controversi della storia repubblicana.

“Mai provato alcun legame mafioso”

Secondo la Suprema Corte, non è mai stata provata alcuna attività di riciclaggio o di collaborazione con ambienti mafiosi all’interno delle imprese legate al gruppo Fininvest, né nella fase iniziale di fondazione né negli anni successivi. I giudici hanno definito “illogica e indimostrata” la tesi secondo cui Berlusconi avrebbe versato denaro a Dell’Utri per garantirsi il silenzio su presunti rapporti con la criminalità organizzata.

Già il tribunale di Palermo, nella decisione ora confermata, aveva bollato come “semplicistica e infondata” l’ipotesi di un legame economico fondato sull’omertà. Secondo i magistrati, i trasferimenti di denaro tra i due ex senatori derivavano piuttosto da un “rapporto personale di amicizia e riconoscenza”, un legame che lo stesso Berlusconi avrebbe riconosciuto anche nel proprio testamento.

Le inchieste ancora aperte

Nonostante la sentenza di oggi chiuda un capitolo giudiziario importante, restano aperti altri procedimenti che riguardano Marcello Dell’Utri. In particolare, la procura di Caltanissetta lo indaga per concorso nella strage di Via D’Amelio, sulla base di una tesi secondo la quale l’uccisione di Paolo Borsellino sarebbe stata legata a presunti contatti tra Cosa nostra e l’ex premier.

Un’ipotesi che molti osservatori giudicano destinata a sgonfiarsi, anche perché i termini delle indagini risultano scaduti già dall’agosto 2024. Tuttavia, il fascicolo è ancora formalmente aperto, in attesa di decisioni da parte del procuratore Salvatore De Luca e dell’aggiunto Pasquale Pacifico.

Il procedimento di Firenze e le accuse “eterne”

Resta sospeso anche un altro procedimento storico, quello condotto dalla procura di Firenze sui presunti mandanti esterni delle stragi del 1993-1994. Berlusconi e Dell’Utri sono stati più volte iscritti e successivamente archiviati, ma il fascicolo è stato riaperto nel 2017 e di nuovo nel 2022, senza mai approdare a un rinvio a giudizio.

Gli stessi giudici fiorentini hanno riconosciuto che i termini per le indagini sono formalmente scaduti da dicembre 2024, ma nessuna comunicazione ufficiale è ancora arrivata alle difese. L’inchiesta rimane quindi in una fase di stallo, mentre i protagonisti restano intrappolati in un limbo giudiziario e mediatico.

Una vicenda che si chiude

Con la sentenza della Cassazione, i giudici italiani hanno smontato in modo definitivo l’idea di un “patto” tra Berlusconi, Dell’Utri e la mafia. Un’accusa che per decenni ha alimentato scontri politici, processi e sospetti. Ora, la decisione segna la fine di una delle più lunghe e discusse battaglie legali della storia repubblicana, lasciando spazio a un unico dato certo: per la giustizia italiana, nessuna prova di legami tra il Cavaliere e Cosa nostra è mai emersa.

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