La morte del piccolo Leonardo Ricci, due anni e mezzo, avvenuta nel cortile dell’asilo nido Ambarabà Ciccì Coccò di Soci (Bibbiena, Arezzo), continua a sconvolgere l’intera comunità del Casentino. La Procura di Arezzo ha notificato cinque avvisi di garanzia ad altrettante educatrici della struttura, atto necessario per permettere alle indagate di nominare consulenti e partecipare all’autopsia, prevista per martedì 18 novembre.
“Voglio morire anch’io”: la disperazione delle maestre

Pochi minuti dopo la tragedia, una delle maestre più vicine al bambino è stata colta da una violenta crisi d’ansia ed è stata accompagnata al pronto soccorso. «Voglio morire anch’io», avrebbe gridato in stato di shock. Il giorno seguente, un’altra educatrice, anch’essa sconvolta, ha ripetuto frasi simili davanti al cancello dell’asilo, ora trasformato in un piccolo altare di fiori, pupazzi e messaggi: «Ciao Leo, piccolo angelo», ha scritto una mamma su un biglietto lasciato a terra.
Le indagini: omissioni o tragedia imprevedibile?
L’inchiesta è aperta con l’ipotesi di omicidio colposo e punta a chiarire nel dettaglio la dinamica dell’incidente, verificando eventuali responsabilità nella vigilanza dei bambini. Tra le indagate c’è anche la maestra che per prima ha provato a soccorrere il piccolo Leonardo.
Le educatrici si occupavano della sorveglianza di bambini fino ai 36 mesi. I magistrati stanno valutando se le procedure adottate fossero adeguate e se ci siano stati ritardi o omissioni nel soccorso.
La nuova ricostruzione: un arrampicamento finito in tragedia

Gli investigatori stanno lavorando a una possibile dinamica che nelle ultime ore ha preso consistenza. Leonardo potrebbe essersi aggrappato a un arbusto nella zona esterna — un’area che alcuni genitori chiamano “il bosco” per la presenza di piantine e siepi — e, perdendo l’equilibrio, sarebbe rimasto impigliato con il cappuccio o il laccio della felpa.
Questa sequenza, se confermata, suggerirebbe che l’incidente non sia avvenuto correndo, ma durante un’azione di gioco più statica e difficile da notare nell’immediato.
La questione centrale resta il tempo trascorso prima che qualcuno si accorgesse dell’assenza del piccolo: secondo una prima ricostruzione, l’allarme sarebbe scattato soltanto quando le educatrici hanno fatto la conta dei bambini per rientrare all’interno per il pranzo.
L’asilo sotto sequestro e le verifiche sulla sicurezza
Il nido è stato immediatamente posto sotto sequestro. I carabinieri della compagnia di Bibbiena hanno effettuato rilievi fotografici, acquisito testimonianze e controllato la visibilità dell’area dove è avvenuto il dramma.
La cooperativa Koinè, che gestisce la struttura, ha dichiarato che il personale era formato secondo le norme e che il rapporto numerico tra educatrici e bambini era conforme alla legge. Ha inoltre assicurato piena collaborazione alle autorità.
Il dolore della famiglia e l’attesa per l’autopsia
Leonardo viveva non lontano dall’asilo con i genitori e il fratellino. I nonni lo accompagnavano ogni mattina e oggi non riescono a trovare le parole. «Non si può morire così, a due anni», ha detto una prozia del bambino, esprimendo ciò che in paese ripetono tutti.
L’autopsia sarà decisiva per chiarire gli ultimi dubbi e stabilire se la tragedia fosse davvero inevitabile. Per Soci, Leonardo resterà per sempre «il bambino dagli occhi chiari», simbolo di una ferita che il Casentino non dimenticherà.



















