Scuccia ha sottolineato come nella prima celebrazione con i cardinali il Pontefice abbia affrontato un tema a lei molto caro: la perdita della fede, in particolare tra i giovani. «Il fatto che venga da un’esperienza missionaria – spiega – mi fa sperare che guarderà anche a chi si è allontanato da Dio, a chi porta dentro dolore o rabbia».
“Mi sono emozionata alla fumata bianca”
«Avevo i brividi fin dalla fumata bianca», ha confidato. «Quando si è affacciato per la prima volta, mi ha commossa vederlo visibilmente toccato. In quel momento ho percepito tutto il peso di quella responsabilità: non una scelta personale, ma un disegno più grande».
Scuccia ha poi sottolineato come in quei momenti «si percepisce quanto siamo piccoli davanti a Dio, ma che in quella piccolezza, se consegnata a Lui, possono nascere grandi cose».
“La Chiesa sia madre, non giudice”
L’ex suora ha espresso il desiderio che Leone XIV sia una guida che costruisca ponti. «Mi interessa che ricordi sempre – e ci ricordi – che la Chiesa è madre: una madre che accoglie, specialmente chi è più lontano», ha dichiarato.
Nessun rimpianto per la scelta di lasciare l’abito
Sulla sua scelta di abbandonare la vita religiosa, Cristina Scuccia ha spiegato che non c’è ripensamento, ma solo «nostalgia». «Ho vissuto tanti anni in comunità ed è normale custodirne il ricordo. Lasciare non è stato facile, ma è stata una decisione presa con discernimento umano e spirituale. Non rinnego nulla: ogni passo, anche il più doloroso, mi ha portato a una fedeltà diversa, ma autentica, a me stessa e alla mia fede».
In attesa di scoprire quale sarà la direzione del pontificato di Leone XIV, la voce di Cristina Scuccia aggiunge una nota di sensibilità e speranza: perché, come lei stessa afferma, «l’Amore è l’unica legge che conta davvero».