Il ruolo dell’avvocato Lovati nella difesa di Andrea Sempio
Massimo Lovati, un avvocato di lunga esperienza e figura di spicco nella scena giudiziaria pavese, ha preso a cuore la posizione di Andrea Sempio, sostenendo fermamente l’innocenza del giovane. In un’intervista al Corriere della Sera, Lovati non usa mezzi termini per criticare gli elementi su cui si basa l’attuale riapertura del caso.
Secondo il penalista, gli indizi presentati dalla Procura non sarebbero sufficientemente solidi e apparirebbero più come tentativi di costruire un colpevole mediatico che di cercare la verità. “Non hanno alcun valore reale, come il DNA parzialmente compatibile trovato sulle unghie di Chiara”, afferma Lovati con fermezza, riferendosi a uno dei punti centrali della nuova inchiesta.
L’impronta sul muro: una prova contestata
Uno degli elementi probatori su cui si fonda l’interesse verso Andrea Sempio è un’impronta trovata sul muro della scala, vicino al corpo della vittima. Secondo l’accusa, questa traccia potrebbe collegare direttamente il giovane alla scena del crimine. Tuttavia, l’avvocato Lovati respinge questa ipotesi senza mezzi termini, definendo “debole” e “contestabile” tale elemento.
“Non si può prendere per oro colato quanto affermato da alcuni consulenti tecnici”, dice Lovati, sottolineando come gli esperti citati siano comunque “di parte”, nonostante la loro preparazione. Il legale ha già annunciato l’intenzione di affidarsi a periti indipendenti per una nuova analisi delle prove, tra cui figura il generale Luciano Garofano, ex comandante del RIS di Parma.
Accuse ai media e all’approccio della Procura
Lovati punta anche il dito contro i media, accusandoli di aver distorto i fatti e di aver trasformato ipotesi investigative in certezze agli occhi dell’opinione pubblica. “Non si può affermare con sicurezza che quella sia l’impronta di Sempio”, insiste, criticando apertamente la consulenza tecnica e invocando una nuova perizia super partes tramite incidente probatorio.
Inoltre, l’assenza di Andrea Sempio all’interrogatorio incrociato con Alberto Stasi — l’ex fidanzato di Chiara Poggi già condannato in via definitiva — è stata oggetto di discussione. Ma Lovati chiarisce: “È stata una scelta strategica. Manca un requisito formale, e poi è stato meglio così. Se si fosse presentato, avrebbero potuto coglierci impreparati con domande tendenziose”.
Frizioni tra i legali di Sempio e il caso del post “guerra dura senza paura”
Un altro momento di tensione si è registrato all’interno dello stesso team difensivo di Sempio. Angela Taccia, avvocata e collega di Lovati, è finita nel mirino per una frase pubblicata sui social: “Guerra dura senza paura”. L’espressione, interpretata da molti come una dichiarazione bellicosa, ha suscitato numerose critiche, anche all’interno dell’ambiente legale.
Lovati ha preso le difese della collega, pur riconoscendo l’inadeguatezza del linguaggio: “Avete ragione, è una frase che non sta né in cielo né in terra. Ma era solo una figura retorica, un’enfasi. Anche Cicerone usava simili toni. Non si può imbastire un processo per una frase sui social”.
Duro monito alla Procura: “Serve rispetto e correttezza”
Nel suo intervento, Lovati non risparmia critiche nemmeno alla Procura di Pavia, accusata di condurre l’inchiesta in modo poco trasparente e scorretto. “Non si può convocare il mio assistito senza informarmi”, denuncia, aggiungendo che “il capo di imputazione è confuso e variabile”. Per l’avvocato, il principio del giusto processo e della lealtà procedurale dovrebbe essere al centro dell’azione giudiziaria.
Sempio e Stasi: né uno né l’altro secondo la difesa
Lovati, infine, si lascia andare a considerazioni più personali sul possibile autore dell’omicidio di Chiara Poggi. Pur senza fare nomi, afferma di avere una propria teoria: “Per me non è stato né Stasi né Sempio. Penso a un sicario. Quanto al mandante, un’idea ce l’ho, ma non la rivelo. Non ci sono prove, solo intuizioni. E le intuizioni, senza riscontri, non valgono nulla in tribunale”.