domenica, Ottobre 19

Meloni attacca Landini: «Mi ha dato della p****a”. Scontro dopo le frasi su Trump in TV

Meloni attacca Landini: «“Cortigiana” è sessista». Scontro dopo le frasi su Trump in TLa premier replica al leader Cgil dopo l’espressione «cortigiana di Trump» pronunciata in diretta TV. Il conduttore Floris aveva già richiamato sul carattere sessista del termine.

Le frasi in TV e il richiamo di Floris

Durante la trasmissione «diMartedì» su La7, il segretario generale della Cgil Maurizio Landini ha definito Giorgia Meloni «la cortigiana di Trump». Il conduttore Giovanni Floris ha subito precisato in diretta che «cortigiana» è un termine sessista, invitando a chiarire il senso politico dell’affermazione. Landini ha spiegato di voler indicare una subalternità alla linea della Casa Bianca, «stare alla corte di Trump» senza incidere sulla sostanza.

La replica di Meloni: «Sessismo dalla sinistra»

Poche ore dopo, Meloni ha reagito definendo le parole di Landini l’ennesima «diapositiva» della sinistra che predica rispetto per le donne ma ricorre a epiteti denigratori quando la critica è rivolta a una donna. La premier ha parlato di «rancore» e ha accusato il leader sindacale di avere usato un termine che, nella lingua comune, richiama la prostituzione.

Lo sfondo: i rapporti Meloni–Trump

Lo scontro arriva dopo i recenti episodi mediatici che hanno acceso i riflettori sui rapporti tra Meloni e Donald Trump. Al vertice sul Medio Oriente, il presidente USA ha chiamato la premier «beautiful» durante il suo intervento, battuta che ha fatto il giro del web e alimentato discussioni sul registro personale usato in contesti istituzionali.

Il nodo politico

Per Landini, la premier avrebbe sposato senza contropartite la linea di Washington anche su dossier sensibili, tesi respinta da Palazzo Chigi. La controversia scivola così sul terreno del linguaggio e del rispetto istituzionale, con accuse incrociate di sessismo e delegittimazione personale. Resta la domanda: dopo lo scontro lessicale, il confronto tornerà sui contenuti—dalla politica estera alle vertenze sociali—oppure la campagna si consumerà a colpi di simboli e definizioni?

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