“Non mi sembra giusto che da chi ho sempre difeso a spada tratta mi venga lanciata una bomba così colma di fango come hanno fatto i consulenti. Quando ho capito che è una bomba vuota, allora mi è passato tutto”.
Con queste parole, Lovati ha reso evidente il suo disagio e la rottura di un equilibrio che per anni aveva tenuto insieme le due difese, per quanto su fronti opposti. L’apparente rispetto reciproco che avevano mostrato fino ad ora sembra definitivamente archiviato.
De Rensis non ci sta: “Lovati vuole sviare l’attenzione”
Non si è fatta attendere la replica di Antonio De Rensis, che ha contestato le parole del collega con determinazione. Secondo il legale di Alberto Stasi, le accuse di Lovati sarebbero un tentativo per deviare il dibattito dai punti deboli della posizione di Sempio.
De Rensis ha ribadito la legittimità delle consulenze tecniche presentate dalla difesa, sottolineando che ogni elemento della scena del crimine merita attenzione, compresa la misteriosa impronta 33. Le tensioni tra i due sono apparse non solo personali ma profondamente radicate in divergenze tecniche e processuali.
Il delitto di Garlasco continua a dividere
Il caso Garlasco continua ad alimentare polemiche e divisioni anche a distanza di quasi vent’anni. Il brutale omicidio di Chiara Poggi, avvenuto nel 2007 nella tranquilla cittadina lombarda, ha portato alla condanna definitiva di Alberto Stasi, ma le domande e i sospetti non si sono mai completamente placati.
Con il tempo è emersa anche la figura di Andrea Sempio, amico di Chiara, inizialmente solo testimone e poi oggetto di nuove ipotesi da parte di alcuni consulenti. Sebbene non sia mai stato formalmente accusato, il suo nome è tornato ciclicamente nei dibattiti televisivi e sulle pagine dei giornali.
L’impronta 33: un enigma ancora aperto
Uno degli elementi più controversi del caso rimane l’impronta 33, una traccia rilevata vicino alla scena del crimine e ancora oggi al centro di valutazioni tecniche contrastanti. La difesa di Stasi sostiene che questa impronta non sia attribuibile al loro assistito e che, anzi, potrebbe aprire la porta all’ipotesi di un altro possibile autore.
Lovati, però, respinge con forza questa teoria, definendola non supportata da prove scientifiche reali e potenzialmente lesiva della reputazione del suo assistito. Il risultato è un clima sempre più infuocato e polarizzato, che si riflette anche nei toni utilizzati durante i talk show.
La rottura definitiva tra le difese
La puntata di Filorosso ha sancito quella che sembra essere la rottura definitiva tra le due difese. Un tempo accomunate dalla volontà di evitare escalation pubbliche, oggi Lovati e De Rensis appaiono su fronti inconciliabili. I toni pacati del passato sono stati sostituiti da accuse reciproche, sarcasmo e diffidenza.
Il confronto in TV ha mostrato quanto il caso Chiara Poggi sia ancora un terreno minato, dove ogni nuova teoria o consulenza può innescare reazioni durissime. L’interesse mediatico, mai sopito, continua a spingere il caso sui riflettori nazionali, anche grazie a dinamiche personali che sfociano spesso in veri e propri scontri pubblici.
Un caso che non smette di far parlare
Il delitto di Garlasco rimane uno dei misteri giudiziari italiani più seguiti e discussi. Anche a distanza di anni, ogni dettaglio, ogni traccia e ogni parola può avere un peso enorme. Il confronto tra Lovati e De Rensis ne è la prova: non si tratta più solo di difendere una posizione legale, ma anche di tutelare la reputazione dei propri assistiti di fronte a un’opinione pubblica che continua a farsi domande.