mercoledì, Ottobre 29

Caso Garlasco, il ministro Nordio: “Dopo 20 anni impossibile ricostruire la verità. Bisognerebbe avere il coraggio di arrendersi”

Dopo la riapertura delle indagini sul delitto di Garlasco, con nuovi accertamenti disposti dalla Procura di Pavia e l’attenzione mediatica tornata altissima, interviene il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Dal palco del Salone della Giustizia, Nordio ha espresso una riflessione lucida e amara sulla difficoltà di ricostruire una verità giudiziaria a distanza di quasi vent’anni dal delitto che sconvolse l’Italia.

Il contesto: il caso Garlasco riaperto

Le indagini sul caso sono state riaperte nel marzo 2025 dopo l’emergere di nuovi elementi legati a Andrea Sempio, amico di Chiara Poggi e già nominato in diverse perizie precedenti. L’obiettivo della nuova inchiesta è verificare la compatibilità di tracce biologiche e ricostruzioni temporali che potrebbero ribaltare la versione consolidata dei fatti. Nel frattempo, Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione, continua a scontare la pena, con una possibile revisione della sua posizione solo in caso di nuove prove decisive.

Le parole di Nordio: «Un paradosso giudiziario»

Interpellato sul caso, il ministro Nordio ha sottolineato come la vicenda rappresenti «un paradosso per i cittadini», con due inchieste parallele: una conclusa da anni con una condanna definitiva, e un’altra che ora si muove in direzione opposta. «Non è responsabilità di nessuno – ha spiegato – perché i processi seguono le loro regole e i pm hanno l’obbligo di procedere quando emergono nuovi dubbi. Tuttavia, ricostruire la verità dopo vent’anni è quasi impossibile. A un certo punto bisognerebbe avere il coraggio di arrendersi».

Nordio ha poi aggiunto che, pur riconoscendo la serietà del lavoro della Procura di Pavia, bisogna prendere atto della difficoltà oggettiva di indagare su fatti così lontani nel tempo, soprattutto quando le prove tecniche e le testimonianze sono deteriorate o contraddittorie. «Ricostruire fatti risalenti a decenni fa non è semplice, specie quando si tratta di indagini tecniche o di reperti biologici», ha concluso.

La nuova inchiesta e i nodi ancora aperti

La nuova fase investigativa ruota intorno a una serie di elementi che, se confermati, potrebbero riaprire scenari inattesi. Tra questi, l’ipotesi di un orario diverso della morte di Chiara Poggi rispetto a quello considerato nei processi precedenti. Secondo la difesa, la giovane potrebbe essere stata uccisa ore dopo le 9:35, orario tradizionalmente indicato come quello del delitto, circostanza che – se accertata – rafforzerebbe l’alibi di Stasi.

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