L’ex magistrato sottolinea come la sentenza di condanna a carico di Stasi sia tuttora cosa giudicata e come le Procure Generali di Milano e Brescia – quest’ultima competente per la revisione – abbiano rigettato tutte le precedenti istanze di riapertura. Nessun nuovo elemento, dunque, era stato ritenuto sufficiente in passato per mettere in discussione il verdetto.
Venditti ribadisce con fermezza: «Considerata l’infruttuosità della prova scientifica e l’assenza di riscontri concreti alle anomalie denunciate, l’archiviazione fu l’unica scelta logica».
Nuova inchiesta: avviso al sistema giudiziario
Ora che la Procura di Pavia ha aperto un nuovo filone d’indagine su Sempio, Venditti riconosce la legittimità dell’azione, ma avverte: «Sarà necessario tenere conto del giudicato formatosi dieci anni fa, che rappresenta un pilastro costituzionale in tema di difesa e stabilità della giurisdizione».
Secondo il legale Aiello, è prevedibile che a breve possa essere presentata una nuova istanza di revisione, questa volta supportata da prove inedite o rielaborate rispetto al passato. Ma resta il monito: «Nulla può sovvertire la sentenza senza elementi oggettivi solidi».
Un clima teso attorno al caso
Le dichiarazioni di Venditti arrivano in un momento particolarmente delicato: l’opinione pubblica è divisa, il nome di Sempio è tornato al centro dell’attenzione, e i familiari di Chiara chiedono giustizia. In questo clima, il richiamo alle responsabilità istituzionali e alla solidità del processo giunto a conclusione assume un peso significativo.