giovedì, Aprile 17

“Ha fatto una c***: Feltri, scoppia la polemica con Renzi alla presentazione dei libri

 

Durante un incontro pubblico a Milano, nella cornice della libreria Mondadori, è andato in scena un confronto accesotra due protagonisti della politica e del giornalismo italiano: Vittorio Feltri e Matteo Renzi.

 

L’occasione era la presentazione dei rispettivi libri, “Il latino lingua immortale” scritto dal giornalista e fondatore di Libero, e “L’influencer”, l’ultima opera letteraria del senatore e leader di Italia Viva.

 

Tuttavia, al di là dei libri, l’incontro si è trasformato in un momento di riflessione – e critica – sulla carriera politica dell’ex Presidente del Consiglio. In particolare, Feltri non ha risparmiato parole dure nei confronti di Renzi, ricordando uno degli episodi più significativi – e secondo lui disastrosi – del suo percorso politico: il referendum costituzionale del 2016.

Feltri: “Un errore gigantesco che nessun politico esperto avrebbe mai fatto”

Nel corso del dibattito, Vittorio Feltri ha colto l’occasione per lanciare una frecciata piuttosto pungente a Matteo Renzi, criticando la decisione presa dall’allora premier di personalizzare il referendum sulla riforma costituzionale. “Ha commesso un errore madornale”, ha affermato Feltri davanti al pubblico, “una scelta che non farebbe nemmeno un bambino alle prime armi con la politica: ha vincolato l’esito del referendum alla sua permanenza al governo”.

 

Secondo Feltri, l’aver dichiarato pubblicamente che si sarebbe dimesso in caso di sconfitta è stato un atto di leggerezza istituzionale e strategica. “Il referendum non è passato – ha continuato il giornalista – e lui si è dimesso, come promesso. Ma questa è stata una vera sciocchezza, perché ha messo tutto sul piano personale, trasformando una riforma complessa in un giudizio sul suo operato”.

Matteo Renzi incassa con un sorriso: consapevolezza o autoironia?

Di fronte alle parole taglienti di Feltri, Matteo Renzi ha reagito con un sorriso, senza replicare in modo aggressivo. Anzi, il leader di Italia Viva ha lasciato intendere, con la sua espressione, di essere perfettamente consapevole della portata dell’errore. Forse una forma di autoironia, forse una tacita ammissione.

Negli anni successivi a quell’evento, Renzi ha più volte riconosciuto che la personalizzazione del referendum è stata una scelta rischiosa, se non sbagliata. Ma il fatto che Feltri abbia riportato l’episodio alla ribalta durante un’occasione pubblica e mediatica ha riaperto un dibattito ancora oggi acceso nel mondo politico italiano.

Il referendum del 2016: una ferita ancora aperta nella storia politica recente

Il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 aveva come obiettivo una riforma ampia del Senato e dell’intero assetto parlamentare italiano. Proposto dal governo Renzi, il progetto prevedeva il superamento del bicameralismo perfetto, una riduzione del numero dei senatori e una ridefinizione dei rapporti tra Stato e Regioni.

Ma il vero punto critico fu il modo in cui la campagna elettorale venne impostata: Renzi decise di legare il suo futuro politico all’esito della consultazione. Disse chiaramente: “Se vince il No, me ne vado”. Una frase che molti analisti interpretarono come un azzardo, trasformando un tema tecnico e costituzionale in un voto pro o contro la sua persona.

Il risultato fu netto: il “No” vinse con quasi il 60% dei voti. E Renzi, coerentemente con quanto dichiarato, si dimise da Presidente del Consiglio.

Feltri: “Quel giorno ho capito che non era pronto per gestire il potere”

Ritornando all’incontro milanese, Feltri ha sottolineato come quell’episodio abbia segnato per lui un punto di svolta nella percezione del leader fiorentino. “In quel momento ho capito che Renzi, nonostante l’intelligenza e la parlantina, non era pronto a reggere il peso della leadership”, ha detto senza mezzi termini. “Un vero leader non mette mai in gioco la propria posizione per un singolo evento. La politica è fatta di compromessi, di lungimiranza, non di sfide da casinò”.

Queste parole hanno acceso un vivace dibattito tra i presenti, molti dei quali si sono detti d’accordo con il giornalista, mentre altri hanno difeso Renzi, riconoscendogli il coraggio di averci provato.

Renzi tra cadute e rilanci: una carriera di alti e bassi

Nonostante la sconfitta referendaria, Matteo Renzi non è mai uscito completamente di scena. Dopo le dimissioni da premier, ha continuato a ricoprire ruoli centrali nella politica italiana, fondando un nuovo partito – Italia Viva – e posizionandosi come figura chiave in alcuni momenti della legislatura, come nel caso della crisi di governo del 2021 che portò alla nascita dell’esecutivo Draghi.

Tuttavia, secondo molti osservatori, l’ombra di quel referendum continua a seguirlo, come simbolo di un’ambizione forse troppo spinta, o di un eccesso di fiducia in se stesso.

Il parere dei social e della stampa: Feltri divide l’opinione pubblica

Come spesso accade quando Vittorio Feltri si esprime con franchezza, le sue parole hanno suscitato un acceso dibattito anche sui social. Da una parte c’è chi lo applaude per il coraggio di dire ciò che pensa senza filtri, dall’altra chi lo accusa di attaccare Renzi a posteriori, approfittando della situazione.

In ogni caso, la frase – “una stupidaggine che nemmeno un bambino avrebbe fatto” – è diventata virale, rilanciata da giornali online, pagine social e talk show. Ancora una volta, Feltri è riuscito a centrare il bersaglio mediatico, portando alla ribalta un argomento di cui si parla da anni, ma che continua a far discutere.

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