Alla condanna non è mai stata applicata l’aggravante della crudeltà. «Cosa avrebbe dovuto subire ancora mia figlia per definire quel gesto crudele?», si chiede il padre. Melania fu uccisa con 35 coltellate. La figlia della coppia, ancora neonata, era poco distante dal luogo del massacro.
Giustizia cieca e condanne che non bastano
Secondo Rea, quello che manca in Italia è la certezza della pena. «Ogni giorno leggo di una donna uccisa da un uomo. Succede perché chi dovrebbe restare in carcere a vita, esce dopo pochi anni, magari per buona condotta. Ma che buona condotta può avere chi ha distrutto una famiglia?».
Per lui, Salvatore Parolisi è un uomo che non ha mai mostrato pentimento. «Non ha mai chiesto notizie di sua figlia, non ha mai scritto una parola di scuse. Non ha diritto di chiamarsi padre», ha detto. La bambina oggi è un’adolescente, cresciuta lontana dal padre biologico.
Una nipote che non lo riconosce
«Per lei è un estraneo», spiega il nonno. «È una ragazza giudiziosa, molto simile a sua madre. La guardo e rivedo Melania». Il dolore per la perdita non si è mai attenuato. Ogni anniversario è una ferita che si riapre. «La vita che ha spezzato non può essere dimenticata».
Un risarcimento che non basta
La sentenza ha previsto un risarcimento di due milioni di euro: uno per la famiglia Rea e uno per la figlia della coppia. Ma per il padre della vittima è solo un dettaglio: «Dovrà lavorare, dovrà pagare. Non faremo sconti». Ma nessuna cifra potrà mai restituire la presenza di Melania. «Lui potrà ricominciare. Noi no».