martedì, Agosto 12

Nostradamus, la profezia sul 2027 che gela il mondo intero: cosa c’entra Papa Leone

 

Molti esperti in simbologia e profezie hanno identificato il “Pontefice molto anziano” con Papa Francesco, che ha superato la soglia degli 85 anni e ha più volte parlato apertamente della possibilità di dimettersi. Il successore, secondo questa lettura, sarebbe un Papa profondamente legato a Roma – non solo per la nascita, ma anche per la sua carriera spirituale ed ecclesiastica. Questo escluderebbe, almeno secondo tali interpretazioni, l’ipotesi di un Papa di origini africane o asiatiche, da tempo auspicato da alcuni come segnale di apertura e universalità.

Il nuovo Papa Leone XIV e l’eco delle profezie

Con l’elezione di Papa Leone XIV – nome pontificale scelto da Robert Francis Prevost – molti si sono interrogati sul significato simbolico e profetico di questo nuovo capitolo nella storia della Chiesa. Si tratta del primo Papa di origine statunitense, un evento che da solo rappresenta una svolta epocale. Ma accanto all’entusiasmo per questa novità, si sono levate anche voci preoccupate, soprattutto per una strana coincidenza linguistica e numerologica.

Alcuni ricercatori hanno sottolineato come il cognome “Prevost”, riorganizzato come anagramma, possa diventare “Petrous” – una forma latina che richiama fortemente “Petrus”, cioè Pietro. E secondo la Profezia di San Malachia, il 112º e ultimo Papa della Chiesa sarebbe proprio “Pietro il Romano”.

La Profezia di Malachia: un oscuro presagio

La Profezia di Malachia è un documento attribuito al vescovo irlandese Malachia d’Armagh, vissuto nel XII secolo. Secondo la leggenda, durante un viaggio a Roma avrebbe ricevuto una visione riguardante tutti i futuri papi della Chiesa Cattolica, descritti attraverso motti latini enigmatici.

L’ultimo nome sulla lista – il 112º – è appunto “Petrus Romanus”, o Pietro il Romano. La descrizione che accompagna questo nome è la seguente:

“Durante l’ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa, siederà Pietro il Romano, che pascerà il suo gregge tra molte tribolazioni. Dopo ciò, la città dei sette colli sarà distrutta, e il Giudice terribile giudicherà il popolo.”

Una visione fortemente apocalittica, che lascia intendere non solo la fine del papato come lo conosciamo oggi, ma anche eventi catastrofici che coinvolgeranno l’intera umanità.

Il legame tra Prevost e Petrus Romanus

L’associazione tra Papa Leone XIV e la figura profetica di Pietro il Romano si basa su diversi elementi simbolici. Oltre all’anagramma del suo cognome – “Prevost” trasformato in “Petrous” – c’è da considerare anche il momento storico in cui avviene la sua elezione.

Il mondo sta attraversando una fase di forte instabilità: guerre, crisi economiche, cambiamenti climatici estremi, divisioni religiose e sociali. In questo scenario, l’idea di un Papa “pastore tra le tribolazioni” si adatta perfettamente al ritratto delineato da Malachia.

Inoltre, secondo alcuni, il fatto che Leone XIV sia il 112º Papa effettivo nella lista di Malachia (escludendo gli antipapi) rafforzerebbe l’ipotesi che egli possa essere proprio quel “Petrus Romanus” di cui parlano le antiche scritture.

Una profezia ignorata dal Vaticano ma viva nel simbolismo popolare

È importante sottolineare che la Chiesa Cattolica non ha mai riconosciuto ufficialmente la Profezia di Malachia. Anzi, molti teologi la considerano un falso storico, probabilmente redatto nel XVI secolo per fini politici e propagandistici. Tuttavia, il fascino di questa profezia resta intatto, alimentato da coincidenze suggestive e da un simbolismo potente.

Il nome “Pietro”, primo Papa della storia, chiude così il cerchio in maniera quasi poetica: un ritorno alle origini, ma anche un possibile segnale di conclusione.

Fine o nuovo inizio? L’enigma resta aperto

Ciò che rende queste profezie così magnetiche è proprio la loro ambiguità. Parlano di fine, ma non specificano se si tratti di una distruzione totale o di una trasformazione. La “città dei sette colli” – Roma – potrebbe sì essere distrutta simbolicamente, ma anche rinascere sotto una nuova luce.

Papa Leone XIV potrebbe dunque rappresentare non solo l’ultimo anello di una lunga catena, ma anche il precursore di un cambiamento profondo, sia per la Chiesa che per l’intera umanità.

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