Tra i titoli più noti spicca Kalami va alla guerra, un libro toccante che affronta la drammatica realtà dei bambini soldato. Il libro ha avuto anche una trasposizione cinematografica nel documentario Kidogò, un bambino soldato, presentato in occasione del Giffoni Film Festival. Un’opera che ha colpito il pubblico per la sua capacità di raccontare con delicatezza e verità le atrocità vissute da tanti bambini in contesti di guerra.
Le opere più significative
Oltre a questi lavori, Carrisi ha firmato altri documentari e saggi di grande rilevanza. Tra questi ricordiamo:
Voci dal buio: un documentario che racconta le storie di giovani affiliati alla camorra e di coetanei africani vittime di sfruttamento.
Zarema e le altre: una docufiction che narra la vita drammatica delle “vedove nere” della Cecenia, offrendo uno spaccato umano e psicologico di un fenomeno spesso demonizzato senza comprensione.
Tutto quello che dovresti sapere sull’Africa e che nessuno ti ha mai raccontato: un saggio che ha ottenuto il prestigioso Premio Fregene per la saggistica, e che rappresenta una guida indispensabile per comprendere il continente africano al di là degli stereotipi.
Gioventù camorrista e La fabbrica delle prostitute, entrambi pubblicati da Newton Compton, affrontano temi scomodi ma fondamentali della nostra società, sempre con uno sguardo attento e documentato.
Un’eredità che continuerà a vivere
La scomparsa di Giuseppe Carrisi rappresenta una perdita enorme per il giornalismo italiano. Il suo contributo professionale, umano e culturale lascia un vuoto profondo, ma anche una grande eredità che continuerà a vivere attraverso i suoi scritti, le sue inchieste e il ricordo di chi ha avuto la fortuna di conoscerlo e lavorare con lui.
Carrisi è stato un esempio di giornalismo etico, coraggioso e umano. Un uomo capace di ascoltare, comprendere e raccontare il mondo senza sensazionalismi, ma con la forza della verità e della compassione.