Le successive analisi hanno escluso la compatibilità tra guanto e impronta. Ulteriori accertamenti di laboratorio, condotti replicando le condizioni ambientali del bosco in cui fu ritrovato il corpo, hanno dimostrato che i jeans indossati da Liliana potevano aver lasciato “impronte a trama regolare simili e confrontabili con quella evidenziata sul sacco” che avvolgeva le sue gambe.
Go Pro e alibi: le immagini confermano la versione di Visintin
Un altro elemento analizzato dagli inquirenti è stato il filmato della GoPro utilizzata da Visintin il giorno della scomparsa della moglie, il 14 dicembre 2021. Le coordinate GPS rilevate tra le 12:16 e le 13:33 risultano compatibili con le immagini registrate e con quanto dichiarato dall’indagato. Nessun elemento di interesse investigativo è emerso nemmeno da questo fronte.
La posizione dei legali: “Meglio un processo che l’oblio”
A commentare la situazione sono stati anche gli avvocati difensori di Visintin, che denunciano un orientamento sbilanciato dell’indagine: “Sembra che le indagini abbiano preso una direzione contro l’indagato e non a favore della verità” hanno affermato, aggiungendo che un’archiviazione rischierebbe di lasciare l’uomo “marchiato” per sempre. “Paradossalmente, sarebbe meglio andare a giudizio e uscirne assolti”, hanno concluso.
Il caso Resinovich resta ancora ufficialmente aperto, ma con una pista sempre più fragile. E un dolore ancora vivo nella memoria di chi chiedeva giustizia.