giovedì, Settembre 19

Sara e Andrea, morti sul Monte Bianco: come sono stati ritrovati

Sara e Andrea, morti sul Monte Bianco: come sono stati ritrovati

I corpi senza vita di Sara Galimberti e Andrea Stefanelli, i due alpinisti italiani dispersi sul Monte Bianco, sono stati ritrovati martedì scorso.

 

La notizia ha lasciato sconvolti gli amici e gli appassionati di montagna, che speravano fino all’ultimo in un epilogo diverso. La scomparsa dei due era stata segnalata sabato, quando una serie di difficoltà legate alle condizioni climatiche avverse ha reso impossibile qualsiasi tentativo di mettersi in salvo autonomamente.

Le ricerche, condotte in condizioni estremamente difficili, si sono protratte per giorni, ostacolate da neve fresca, vento forte e temperature rigide.

Una scalata trasformata in tragedia

Sara Galimberti, genovese di 41 anni, e Andrea Stefanelli, comasco di 53 anni, erano alpinisti esperti e appassionati della montagna. Nonostante la loro lunga preparazione e il profondo amore per l’alpinismo, la sfida delle vette innevate si è trasformata in una tragedia a causa dell’imprevedibilità del tempo in alta quota. Gli amici li descrivono come persone entusiaste e coraggiose, sempre alla ricerca di nuove esperienze nelle montagne che tanto amavano. Non erano degli sprovveduti, ma al contrario, erano ben consapevoli dei rischi che comporta l’alpinismo, eppure questa volta la natura ha avuto il sopravvento.

Quella che doveva essere una scalata entusiasmante si è conclusa in maniera drammatica quando il maltempo ha colto di sorpresa i due alpinisti. Le condizioni meteo sono peggiorate rapidamente, facendo piombare i due in una situazione di estremo pericolo, dove ogni minuto poteva fare la differenza tra la vita e la morte.

Il disperato appello di Sara e Andrea

Prima di perdere definitivamente il contatto, Sara e Andrea hanno inviato un messaggio disperato ai soccorritori. “Non vediamo nulla, veniteci a prendere, rischiamo di morire congelati”, queste sono state le ultime parole registrate dal loro dispositivo di comunicazione. Il grido d’aiuto rifletteva chiaramente la gravità della situazione in cui si trovavano. Intrappolati in una bufera di neve e con il pericolo imminente di assideramento, i due avevano fatto affidamento sui soccorsi, ma purtroppo, le operazioni di salvataggio non sarebbero riuscite ad arrivare in tempo.

Le squadre di soccorso, allertate immediatamente, si sono trovate di fronte a una situazione estremamente complicata. Il maltempo imperversava, con forti venti e neve abbondante che rendevano impossibile ogni tentativo di intervento a piedi. In casi come questo, il rischio di valanghe e lo scarso controllo del terreno ghiacciato rendevano impraticabile qualsiasi tentativo da terra. L’unica opzione percorribile rimaneva l’elicottero, ma anche qui le difficoltà non mancavano.

Le difficoltà delle operazioni di soccorso

Le prime ricognizioni in elicottero sono iniziate all’alba di domenica, approfittando di un miglioramento temporaneo delle condizioni meteo. Le squadre di soccorso francesi e italiane si sono alternate nei tentativi di individuare la coppia, ma la situazione in quota era ancora estremamente critica. Circa 50 centimetri di neve fresca avevano cancellato ogni traccia lasciata dai ramponi dei due alpinisti, rendendo quasi impossibile localizzarli con precisione.

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