giovedì, Settembre 19

Sara e Andrea, morti sul Monte Bianco: come sono stati ritrovati

Gli amici e i familiari, rimasti in contatto con i soccorritori, hanno sperato fino all’ultimo che Sara e Andrea potessero sopravvivere in attesa di essere salvati. Tuttavia, le condizioni climatiche erano troppo estreme. Durante la notte, le temperature in quota erano scese fino a -15 gradi, accompagnate da venti fortissimi, creando una combinazione fatale per chiunque si trovasse esposto a quelle altitudini senza un riparo adeguato.

Le squadre di soccorso hanno continuato a monitorare la situazione, ma ogni tentativo di trovare i due alpinisti era reso vano dal peggioramento costante delle condizioni atmosferiche. Nonostante la loro esperienza e preparazione, Sara e Andrea non sono riusciti a sopravvivere alla notte gelida.

Il ritrovamento dei corpi di Sara e Andrea

Il tragico epilogo è arrivato martedì 10 settembre, quando una nuova ricognizione in elicottero ha finalmente portato al ritrovamento dei corpi senza vita di Sara Galimberti e Andrea Stefanelli. Il Peloton d’haute montagne di Chamonix, che si occupa delle operazioni di soccorso in alta quota, è riuscito a localizzare i due alpinisti sul “Mur de la Côte”, un ripido pendio ghiacciato situato a circa 4.500 metri di altitudine, proprio sotto la vetta del Monte Bianco.

Il loro ultimo segnale GPS li aveva posizionati esattamente in quella zona, ma la quantità di neve caduta e le condizioni proibitive avevano rallentato notevolmente le operazioni di soccorso. Quando i soccorritori hanno raggiunto i corpi, Sara e Andrea erano stretti in un abbraccio. Questo gesto finale, probabilmente un tentativo disperato di proteggersi dal gelo durante la bufera, è un toccante simbolo della loro lotta contro il freddo estremo. Le prime ipotesi suggeriscono che siano morti per assideramento già sabato, poche ore dopo l’invio del loro messaggio di aiuto.

La tragica fine di Sara e Andrea rappresenta un doloroso promemoria dei pericoli che la montagna può riservare anche agli alpinisti più esperti. Le condizioni in alta quota sono spesso imprevedibili, e i cambiamenti repentini del tempo possono trasformare una scalata in un’impresa mortale. Nonostante la preparazione e l’esperienza, l’ambiente ostile delle montagne può rendere vulnerabili anche coloro che hanno familiarità con quei luoghi.

Il Monte Bianco, con i suoi paesaggi mozzafiato e le sfide tecniche, attrae ogni anno migliaia di appassionati di alpinismo da tutto il mondo. Tuttavia, episodi come questo ci ricordano che la bellezza della montagna è accompagnata da un’estrema pericolosità, e che la prudenza, il monitoraggio delle previsioni meteo e la conoscenza del proprio limite sono fondamentali per affrontare queste vette in sicurezza.

La scomparsa di Sara e Andrea lascia un vuoto profondo nel cuore di chi li conosceva, ma la loro storia servirà sicuramente da monito per tutti coloro che si avventurano in montagna. La loro passione per la natura e la loro voglia di raggiungere nuove vette resteranno vive nel ricordo di chi ha condiviso con loro l’amore per l’alpinismo.

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