Il contesto
era incandescente. Solo poche settimane prima, il 20 maggio 2024, Papa Francesco aveva creato scalpore per una frase pronunciata durante un incontro a porte chiuse con i vescovi italiani. Secondo le ricostruzioni pubblicate da diversi media nazionali e internazionali, il Pontefice avrebbe detto: “Nei seminari c’è già troppa frociaggine”. Parole che avevano scatenato polemiche dentro e fuori la Chiesa cattolica.
La Sala Stampa Vaticana era intervenuta, senza smentire le parole, ma chiarendo che “il Papa non ha mai inteso offendere o esprimersi in termini omofobi, e rivolge le sue scuse a coloro che si sono sentiti offesi per l’uso di un termine, riferito da altri”. Ma il danno era ormai fatto.
Oggi, a distanza di meno di un anno da quegli eventi, l’omaggio reso in Aula da Elly Schlein appare a molti come una revisione strategica del proprio rapporto pubblico con Papa Francesco. Un Pontefice che, in vita, ha spesso mantenuto posizioni più sfumate e complesse rispetto alla rigidità di certi ambienti politici e religiosi, ma che evidentemente non bastavano a Schlein fino a pochi mesi fa.
L’intervento della segretaria dem ha riaperto il dibattito sull’uso politico della figura di Papa Francesco: da una parte esaltato come simbolo di umanità e apertura, dall’altra bersagliato per scelte dottrinali non allineate con le battaglie progressiste.