Va detto: Sinner veniva da uno stop di quasi 90 giorni per l’infortunio all’anca, eppure è riuscito ad arrivare in finale, battendo tra gli altri Tsitsipas e Ruud. Un percorso straordinario che dimostra quanto il suo livello sia ormai da top player costante. Ma proprio in finale, quel gap di ritmo agonistico si è fatto sentire.
“Dopo tre mesi senza partite ufficiali, è normale che nel momento clou la lucidità venga a mancare. Ha fatto un torneo strepitoso, ma contro Alcaraz bisogna essere perfetti per due ore, e lui non lo è stato”, ha spiegato ancora Barazzutti.
Alcaraz più sciolto, più libero: il confronto mentale
La differenza principale è stata anche mentale. Mentre Sinner è apparso contratto, Alcaraz ha giocato più sciolto, più istintivo. “Lui e Jannik sono i due più forti in questo momento, ma Carlos sulla terra è in vantaggio”, ha detto Panatta. “Sinner sul cemento è devastante, ma a Roma ha mostrato qualche fragilità mentale quando serviva maggiore freddezza”.
Ora Parigi: tutto da rifare
Il Roland Garros è alle porte e tutti si aspettano che la rivalità tra i due si rinnovi a Parigi. Per Panatta, la finale è già scritta: “A meno di incroci sfortunati nel tabellone, la finale sarà ancora tra loro due. Medvedev non convince, Tsitsipas è sparito, Zverev non è brillante. Musetti può sorprendere, ma la vera sfida è Alcaraz-Sinner”.
Sinner, da oggi ancora numero uno del mondo, ha mostrato grandi segnali di ripresa. Ma se vuole portare a casa il secondo Slam dell’anno, dovrà trasformare questa sconfitta in motivazione.