Il caso dell’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007, ha rappresentato uno dei processi più complessi e discussi nella recente storia giudiziaria italiana.
Al centro delle indagini e dei procedimenti giudiziari si è trovato Alberto Stasi, fidanzato della vittima, che è stato inizialmente assolto e successivamente condannato. Particolarmente rilevante è stata la sentenza di assoluzione emessa nel 2009 dal giudice per l’udienza preliminare (GUP) di Vigevano, Stefano Vitelli, il quale ha motivato la sua decisione basandosi sul principio dell'”oltre ogni ragionevole dubbio”.
Il principio dell'”oltre ogni ragionevole dubbio”
Il GUP Stefano Vitelli ha sottolineato che, per condannare un imputato, è necessario che le prove raccolte superino ogni ragionevole dubbio. Nel caso di Alberto Stasi, il giudice ha ritenuto che le prove a disposizione fossero contraddittorie e insufficienti per affermare con certezza la sua colpevolezza. In particolare, Vitelli ha evidenziato l’assenza di un movente chiaro e la mancanza di prove concrete che collegassero direttamente Stasi all’omicidio di Chiara Poggi .
L’analisi delle prove e delle indagini .
Durante il processo, sono emerse diverse criticità nelle indagini condotte dagli inquirenti. Ad esempio, l’analisi del computer di Alberto Stasi ha subito alterazioni significative a causa di accessi non corretti da parte dei carabinieri, compromettendo l’integrità dei dati e rendendo difficile una valutazione accurata delle attività svolte dall’imputato nei giorni precedenti al delitto .