Il laboratorio aveva uno scopo puramente didattico: gli studenti dovevano elaborare testi partendo da agenzie stampa e materiali giornalistici, sotto la guida di docenti specializzati. Tuttavia, nessuna copia ufficiale del file è oggi reperibile negli archivi della Fondazione. Questo porta a pensare che il documento possa essere ancora presente nei dispositivi digitali sequestrati a Sempio durante le recenti perquisizioni.
Le Dichiarazioni di Sempio e l’Interesse degli Inquirenti
È stato lo stesso Andrea Sempio a riferire dell’esistenza di quel documento alle forze dell’ordine durante una perquisizione nella sua abitazione e in quella dei suoi genitori. “Sul mio computer troverete un vecchio elaborato sul delitto di Garlasco, era parte di un corso di giornalismo”, avrebbe detto ai carabinieri. Una rivelazione che ha subito attratto l’attenzione degli investigatori, decisi a esaminare ogni dettaglio della vita privata e professionale dell’uomo, oggi trentasettenne.
Come riportato anche dal Corriere della Sera, nel 2013, anno della presunta redazione del documento, né Andrea Sempio era indagato, né Alberto Stasi – all’epoca principale indagato – era stato condannato. In quel periodo, Sempio frequentava un corso di comunicazione post-diploma, e l’articolo su Chiara Poggi sembrava essere un semplice esercizio scolastico. Oggi, però, quel file assume una rilevanza ben diversa e viene analizzato con meticolosità.
Le Ricerche a Tromello: Scoperti Oggetti Potenzialmente Cruciali
Parallelamente, le indagini si sono estese anche al territorio di Tromello, un comune situato non lontano da Garlasco. I carabinieri, con l’aiuto dei vigili del fuoco, hanno effettuato accurate ricerche nei pressi dell’abitazione della famiglia Cappa, parenti stretti della vittima. Proprio nelle acque di un canale vicino sono stati rinvenuti diversi oggetti metallici che potrebbero rappresentare prove significative nel quadro investigativo.
Tra i reperti recuperati figurano un attizzatoio da camino, la testa di una mazzetta da muratore, frammenti di un’ascia e un paio di pinze. Tutti oggetti potenzialmente compatibili con strumenti offensivi. Gli investigatori stanno ora cercando di capire se su questi oggetti siano presenti tracce biologiche, come DNA o residui ematici, oppure segni coerenti con le ferite riportate dalla giovane Chiara il giorno del suo omicidio.
La Mazzetta da Muratore: Un Oggetto Chiave?
Uno degli oggetti che ha suscitato particolare interesse è proprio la mazzetta da muratore. Sebbene non corrisponda esattamente al martello descritto all’epoca dal padre di Chiara – un martello con la cosiddetta “coda di rondine”, mai ritrovato – il suo ritrovamento apre nuovi scenari. La presenza della mazzetta nel canale fa riemergere un dettaglio significativo: nel 2007, proprio nei mesi successivi all’omicidio, un oggetto simile sparì dalla sede della Croce Garlaschese, dove lavorava Stefania Cappa, cugina della vittima.
Si tratta, al momento, di una coincidenza che non può essere considerata una prova in sé, ma che arricchisce ulteriormente il quadro di un’indagine che si presenta come una sorta di puzzle dai contorni ancora incerti. In un caso tanto complesso e controverso, ogni elemento viene rivalutato con la massima attenzione.
Un Caso Ancora Aperto: Nessun Dettaglio È Irrilevante
Il caso Garlasco, nonostante il tempo trascorso, continua a sollevare dubbi e nuove domande. Il ritorno in auge di Andrea Sempio, il ritrovamento di reperti nel canale di Tromello e l’analisi di un vecchio compito scolastico sembrano elementi distanti tra loro, ma nella realtà investigativa ogni tassello potrebbe portare a una svolta decisiva.
Gli inquirenti si trovano ora a riesaminare ogni dettaglio, a rivedere vecchi verbali, a confrontare testimonianze e prove fisiche con nuove tecnologie forensi. La speranza è che, attraverso l’analisi di questi nuovi indizi, si possa finalmente fare chiarezza su quanto accaduto quella tragica mattina del 13 agosto 2007 nella villetta di via Pascoli.