Nonostante le accuse, il leader russo ha avanzato l’idea di un nuovo ciclo di trattative dirette da tenersi a Istanbul, a partire dal 15 maggio. “Siamo pronti per negoziati seri con l’Ucraina. Il nostro obiettivo è affrontare le cause profonde del conflitto e trovare una via d’uscita duratura”, ha dichiarato.
Nuovo attacco russo nonostante l’annuncio di una tregua
Tuttavia, i fatti sul terreno sembrano contraddire le parole pronunciate dal Cremlino. Nelle ore successive all’annuncio di Putin, la Russia ha lanciato oltre 100 droni kamikaze contro obiettivi in territorio ucraino. Questi attacchi sono avvenuti proprio durante il periodo in cui sarebbe dovuta entrare in vigore una tregua di tre giorni, proclamata unilateramente da Mosca in occasione delle celebrazioni della Giornata della Vittoria.
Questo episodio ha sollevato dubbi sulla reale volontà della Russia di interrompere le ostilità, almeno temporaneamente, e ha generato ulteriore scetticismo nella controparte ucraina e tra gli osservatori internazionali.
I precedenti colloqui di pace tra Russia e Ucraina nel 2022
Per comprendere appieno il contesto, è utile ricordare che i contatti diplomatici diretti tra Russia e Ucraina si erano interrotti nel 2022, pochi mesi dopo l’inizio della guerra. In quell’anno, Istanbul fu già sede di colloqui tra le due parti, preceduti da un primo tentativo a marzo ad Antalya, nel sud della Turchia. Tuttavia, quelle trattative fallirono rapidamente e non portarono a risultati concreti.
Unico successo parziale fu l’accordo sul grano, firmato a Istanbul nel luglio 2022, grazie alla mediazione congiunta di Turchia, ONU e Stati Uniti. Questo accordo consentì per mesi l’export di grano ucraino e in parte anche russo attraverso il Mar Nero, contribuendo ad alleviare la crisi alimentare globale. Mosca, tuttavia, si è ritirata dall’accordo l’anno successivo, segnando un nuovo passo indietro nella cooperazione.
La Turchia come crocevia diplomatico: Erdogan rilancia la mediazione
La scelta della Turchia come possibile sede di un nuovo incontro tra Zelensky e Putin non è casuale. Il presidente Erdogan ha più volte cercato di proporsi come mediatore neutrale tra le parti. Il suo paese, membro della NATO ma con storici rapporti economici con la Russia, ha mantenuto una posizione relativamente equilibrata nel conflitto.
La Turchia ha giocato un ruolo fondamentale anche nella mediazione per lo scambio di prigionieri tra Kiev e Mosca, ottenendo risultati concreti nel corso del 2022 e del 2023. Tuttavia, con il passare dei mesi, anche questi canali si sono progressivamente chiusi. Oggi, Ankara tenta di riaprire il dialogo e riacquistare centralità nel processo di pace.
Le prospettive future: speranze e timori per Istanbul
La possibilità di un incontro diretto tra Zelensky e Putin rappresenta un’occasione significativa, forse unica, per rimettere in moto il processo diplomatico. Tuttavia, gli ostacoli sono numerosi. Innanzitutto, la reciproca sfiducia tra le parti, alimentata da mesi di guerra brutale e da promesse non mantenute. In secondo luogo, la complessa rete di interessi internazionali che condiziona ogni decisione, con attori come Stati Uniti, Unione Europea, Cina e NATO attentamente coinvolti.
Un’eventuale riapertura dei colloqui a Istanbul potrebbe però segnare una svolta, se accompagnata da gesti concreti come il rispetto di una tregua verificabile sul campo. È su questa base che la comunità internazionale guarda con attenzione agli sviluppi della prossima settimana.