Ci sono indizi che dimostrano un interesse diretto verso Stasi, l’unico condannato per il delitto. I suoi scritti, i post pubblici e le domande rivolte ad Alberto durante incontri informali sembrano confermare che Sempio nutrisse una fascinazione morbosa per la figura dell’amico della vittima.
I video intimi tra Stasi e Chiara Poggi
Una delle piste più scottanti emerse nelle ultime settimane riguarda la possibile conoscenza, da parte di Sempio, dei video intimi tra Stasi e Chiara Poggi. Secondo quanto raccontato da Marco Poggi, fratello di Chiara, lui stesso si sarebbe imbattuto in una chat tra i due fidanzati con contenuti a sfondo sessuale. Dopo il funerale, ne avrebbe parlato con Alberto, il quale gli confermò l’esistenza del materiale.
All’epoca, anche Andrea Sempio e Alessandro Biasibetti – oggi frate domenicano – avrebbero avuto accesso al computer. Durante l’ultimo interrogatorio a Stasi, i magistrati avrebbero chiesto esplicitamente se questi contenuti fossero mai stati visionati da terze persone. La risposta? Una conferma indiretta dell’esistenza dei file, ma nessuna prova concreta su chi potesse averli visti.
Il dubbio sull’alibi e il mistero dello scontrino
– che avrebbe parcheggiato a Vigevano la mattina del delitto – si fonda su uno scontrino da lui consegnato ai carabinieri nel 2008. Ma oggi, secondo gli inquirenti, a parcheggiare e ritirare lo scontrino potrebbe essere stata la madre, Daniela Ferrari, che aveva uno scambio di SMS proprio in quella fascia oraria con un ex pompiere della zona.
Durante un recente interrogatorio, la donna si sarebbe sentita male quando i magistrati hanno nominato l’uomo. Il sospetto? Che fosse lei a voler costruire un alibi di comodo per proteggere il figlio da un possibile coinvolgimento.
Un quadro sempre più oscuro
Le indagini si stanno ora concentrando sul profilo psicologico di Sempio, sulle sue relazioni personali e sul suo comportamento negli anni successivi all’omicidio. Nulla è lasciato al caso, nemmeno un disegno apparentemente innocuo o una citazione letteraria condivisa su Facebook. Perché in una storia come quella di Garlasco, dove dopo 18 anni tutto sembra tornare in gioco, ogni dettaglio può essere una chiave.