sabato, Luglio 5

“C’è stato un grave errore”. Garlasco, clamoroso colpo di scena: parla l’ex Ris Garofano

Delitto di Garlasco, nuovi colpi di scena: l’ex comandante dei Ris Garofano denuncia un errore clamoroso

Il caso del delitto di Garlasco continua a far parlare di sé a distanza di quasi due decenni. Uno dei più intricati e controversi episodi di cronaca nera italiana torna sotto i riflettori grazie a nuove indagini e a rivelazioni che gettano ulteriori ombre su una vicenda che ha diviso l’opinione pubblica. A rilanciare la discussione è l’ex comandante dei Ris di Parma, Luciano Garofano, il quale ha recentemente dichiarato che ci sarebbe stato un grave errore nell’analisi di una prova chiave, la cosiddetta “traccia 33”.

Il delitto di Chiara Poggi: una tragedia che ha scosso l’Italia

Era il 13 agosto 2007 quando il corpo senza vita di Chiara Poggi, 26 anni, fu trovato nella villetta di famiglia a Garlasco, un piccolo e tranquillo centro della provincia di Pavia. La giovane donna giaceva ai piedi delle scale che conducevano alla cantina, immersa in un lago di sangue. Le ferite riportate alla testa indicavano un’aggressione violenta e premeditata.

A fare la tragica scoperta fu il fidanzato dell’epoca, Alberto Stasi, che divenne immediatamente il principale sospettato. Da quel momento si aprì un’indagine lunga e complessa, fatta di indizi, ipotesi, colpi di scena e molte incertezze.

Il processo ad Alberto Stasi: assoluzioni, condanna e polemiche

Alberto Stasi venne inizialmente assolto sia in primo che in secondo grado per insufficienza di prove. Tuttavia, la Corte di Cassazione annullò le precedenti sentenze, ordinando un nuovo processo. Nel 2015 arrivò la condanna definitiva: 16 anni di carcere per omicidio volontario.

Nonostante la condanna, molti dubbi restarono irrisolti. Le lacune investigative, i reperti non analizzati a fondo e i diversi elementi di prova che non collimavano con la ricostruzione accusatoria hanno mantenuto acceso il dibattito sull’effettiva colpevolezza di Stasi.

Nuove indagini: torna al centro la “traccia 33”

La Procura di Pavia, sulla scia di questi interrogativi mai completamente chiariti, ha riaperto le indagini esaminando materiali e reperti che all’epoca dei fatti furono accantonati o considerati irrilevanti. Uno degli elementi su cui si concentra questa nuova fase investigativa è la cosiddetta “traccia 33”.

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