lunedì, Settembre 15

Crosetto lancia l’allarme: “Se qualcuno ci attacca…”

Crosetto non ha puntato direttamente il dito contro Vladimir Putin o contro altri attori specifici, ma ha parlato della necessità di proteggersi da qualsiasi “pazzo” che decidesse di colpire il Paese. Il messaggio è chiaro: la sicurezza nazionale non può essere data per scontata.

Un sistema difensivo fragile

Il ministro ha sottolineato come l’Italia, così come gran parte dell’Europa, abbia vissuto negli ultimi decenni in una condizione di apparente stabilità, trascurando la difesa. Le forze armate italiane oggi non dispongono di risorse, attrezzature e personale sufficienti per fronteggiare le minacce moderne, che non riguardano solo missili o carri armati, ma includono anche la cybersicurezza, la guerra ibrida e la protezione delle infrastrutture critiche.

Vent’anni di disinvestimenti

Crosetto ha parlato apertamente di «vent’anni di disinvestimento» nel settore, spiegando che questo non è un problema che si può risolvere in uno o due anni. Ricerca, sviluppo, manutenzione e addestramento richiedono investimenti costanti e una pianificazione di lungo periodo. La difesa, ha ricordato il ministro, non è solo l’acquisto di nuove navi o aerei, ma la costruzione di un ecosistema industriale e tecnologico capace di garantire autonomia strategica al Paese.

L’appello alla politica

Le parole del ministro sono un invito alla politica e all’opinione pubblica a considerare la difesa come priorità nazionale, al pari della sanità e dell’istruzione. L’obiettivo non è la guerra, ma la dissuasione: avere forze armate in grado di scoraggiare potenziali aggressori e garantire stabilità interna ed esterna. «Mettere l’Italia nelle condizioni di difendersi – ha detto – è un atto di responsabilità verso le future generazioni».

Un tema destinato a far discutere

Le dichiarazioni di Crosetto arrivano in un momento di forti tensioni geopolitiche, tra la guerra in Ucraina, le crisi in Medio Oriente e le nuove sfide della sicurezza cibernetica. Il suo appello è destinato ad alimentare il dibattito sul ruolo dell’Italia nella NATO, sugli impegni di spesa militare presi a livello europeo e sulla reale capacità del Paese di rispondere a scenari di crisi. La domanda che rimane aperta è se la politica italiana sarà pronta ad ascoltare questo monito.

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