Dalle ville di lusso alle celle del carcere, la storia di Anna Bettozzi – conosciuta come Lady Petrolio – è una delle parabole più clamorose della cronaca italiana recente.
Erede del petroliere Sergio Di Cesare, Bettozzi è stata condannata in via definitiva a 11 anni e 6 mesi di reclusione per evasione fiscale, riciclaggio e corruzione con aggravante mafiosa. Il suo impero è crollato definitivamente con il maxi sequestro da 106 milioni di euro tra ville, orologi e opere d’arte disposto dalla magistratura.
Dal lusso sfrenato ai traffici di “oro nero”
Lady Petrolio deve il suo soprannome all’inchiesta antimafia “Petrolmafie”, che ha smascherato una rete di contrabbando di carburante condotta insieme ad affiliati della camorra.
Proprio lei ideò le famose “pompe bianche”, distributori di benzina senza marchio che le fruttarono milioni di euro grazie all’evasione dell’IVA e alla vendita di carburante “in nero”.
Oggi, la 67enne sta scontando la sua pena in carcere dopo anni di indagini, arresti e sequestri. L’ultimo, disposto dalla Direzione Distrettuale Antimafia, ha colpito anche beni intestati alla figlia Jessika Di Cesare e a due soci, Filippo Maria Bettozzi e Roberto Strina.
L’arresto e i milioni nascosti
Nel 2019, Bettozzi venne fermata alla frontiera di Ventimiglia a bordo di una Rolls Royce: i finanzieri scoprirono 300mila euro in contanti nascosti nell’auto e altri 1,4 milioni in un albergo di Milano.
Un simbolo della doppia vita di una donna che alternava viaggi di lusso a operazioni criminali, fino al crollo definitivo del suo impero economico.




















