venerdì, Maggio 23

Garlasco, Marco Poggi cambia versione: “Perché c’erano impronte lì…”

Il nome di Sempio è emerso con maggiore forza in seguito al ritrovamento di alcuni elementi che stanno portando gli investigatori a rivalutare vecchi scenari.

Chi è Andrea Sempio e perché è finito sotto la lente degli inquirenti

Andrea Sempio, attualmente trentasettenne, è stato a lungo vicino alla famiglia Poggi e, secondo quanto dichiarato dai suoi legali, Angela Taccia e Massimo Lovati, frequentava assiduamente l’abitazione della famiglia. In particolare, viene sottolineato come la sua presenza nella villetta di via Pascoli a Garlasco fosse abituale e non straordinaria. Questo dettaglio, secondo la difesa, è fondamentale per comprendere il contesto delle tracce trovate dagli investigatori.

Garlasco, perché l’impronta di Sempio è vicina al corpo di Chiara: «Ha frequentato ogni angolo della casa». E Marco Poggi cambia versione

Gli avvocati difensori spiegano infatti che Andrea conosceva bene ogni angolo della casa, con l’unica eccezione rappresentata dalla camera da letto dei genitori di Chiara e Marco. Una consuetudine, quella della frequentazione, che la difesa ritiene possa giustificare in modo logico e non incriminante la presenza di eventuali impronte o residui biologici dell’indagato all’interno dell’abitazione.

Il dettaglio dell’impronta palmare e la scoperta in taverna

Uno degli elementi principali che hanno riacceso l’attenzione su Andrea Sempio è il ritrovamento di un’impronta palmare nella taverna della villetta, ovvero il luogo esatto dove fu ritrovato il corpo senza vita di Chiara Poggi. Questo particolare, contenuto nelle carte dell’accusa, ha riacceso il dibattito tra accusa e difesa, poiché per i magistrati tale traccia rappresenta un potenziale indizio della presenza di Sempio nella scena del crimine.

Tuttavia, gli avvocati Taccia e Lovati ribadiscono che il loro assistito si recava spesso anche in quella zona dell’abitazione, compresa la scala che collega i piani della villetta. Di conseguenza, secondo la loro linea difensiva, non sarebbe affatto strano che una sua impronta sia rimasta lì. In un luogo frequentato regolarmente, infatti, lasciare tracce può risultare del tutto normale, senza implicare un coinvolgimento diretto nel delitto.

Il biglietto sospetto: “Ho fatto cose brutte”

A complicare ulteriormente il quadro investigativo è emerso un appunto scritto a mano, trovato nel cestino dei rifiuti e attribuito ad Andrea Sempio. Il foglietto conteneva una frase inquietante: “Ho fatto cose brutte”. Secondo gli inquirenti, questa nota potrebbe indicare un tormento interiore o addirittura un possibile senso di colpa. Tuttavia, anche su questo punto la difesa invita alla prudenza e sottolinea come sia necessario contestualizzare il contenuto, evitando conclusioni affrettate o basate su interpretazioni soggettive.

Gli inquirenti stanno cercando di ricostruire il significato esatto di quella frase e capire se possa avere un collegamento diretto con l’omicidio di Chiara oppure se si tratti di uno sfogo personale legato ad altri aspetti della vita del giovane.

Un malore “segreto” e le ombre del passato

Tra gli elementi presenti nelle carte dell’accusa figura anche un episodio poco noto: un malore improvviso che avrebbe colpito Sempio in un periodo successivo al delitto. Secondo alcune ipotesi, questo episodio potrebbe essere legato a un forte stress emotivo, eventualmente riconducibile ai fatti di Garlasco. Tuttavia, nessun collegamento certo è stato finora accertato, e i difensori del nuovo indagato invitano ancora una volta a non sovrapporre coincidenze a fatti concreti.

 

La complessità del caso, già affrontato in passato con lunghi processi e numerosi colpi di scena, fa sì che ogni nuovo dettaglio venga attentamente analizzato, anche per evitare ulteriori errori giudiziari. È noto infatti che il caso Poggi è stato oggetto di grande attenzione mediatica e giudiziaria, e coinvolge da anni l’ex fidanzato della vittima, Alberto Stasi, condannato in via definitiva per l’omicidio.

Le implicazioni dell’indagine: verità ancora lontana?

L’inserimento di Andrea Sempio tra le persone ufficialmente indagate riapre scenari che sembravano ormai chiusi. Tuttavia, la difesa tiene a sottolineare come si tratti di un atto dovuto in presenza di nuovi elementi da verificare, e non di una condanna anticipata. La presunzione di innocenza è un principio cardine dell’ordinamento italiano e deve valere anche in un caso così complesso e delicato.

Il nodo centrale dell’indagine è ora capire se le tracce rilevate e i documenti ritrovati abbiano un valore probatorio concreto oppure se rappresentino solo elementi di contorno, privi di forza accusatoria reale. La posizione di Sempio, dunque, è ancora tutta da definire, e solo ulteriori approfondimenti potranno eventualmente chiarire il suo eventuale coinvolgimento.

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