mercoledì, Luglio 16

Garlasco, parla il medico della famiglia Cappa: “Quel giorno? Ecco cosa ricordo”

Intervistato dal canale Bugalalla Crime, Ghigna ha raccontato di essere stato contattato dai carabinieri subito dopo il delitto: «Sono stato chiamato per fornire sommarie informazioni ai carabinieri di Vigevano. Ho detto loro tutto ciò che ricordavo, senza omissioni». Il medico ha poi precisato: «Sinceramente non avevo ricordo di quella mattina. Ma posso garantire che, se ci fosse stato un tentativo di indirizzarmi, io non l’ho colto. Ho riferito solo ciò che ricordavo».

Il dettaglio della prescrizione e la possibile pista familiare

Il professionista aggiunge un elemento che potrebbe aprire nuovi scenari: «Sicuramente quel giorno è venuto qualcuno per chiedere una prescrizione per un membro della famiglia Cappa. Questo è certo. Non era Maria Rosa Poggi, ma un altro familiare». Il medico sottolinea, però, che non esistono tracce documentali di quell’orario e che il ricordo resta parziale: «Non so chi fosse e l’orario non è rintracciabile».

Il rapporto con Stefania Cappa

Il medico ha chiarito anche il tipo di legame con Stefania: «Ci conoscevamo da anni perché entrambi facevamo volontariato alla Croce Garlaschese. Eravamo in buoni rapporti, ci davamo del tu». Una precisazione che, secondo gli investigatori, non implica necessariamente una complicità, ma che rafforza l’ipotesi di una rete di rapporti personali che gli inquirenti vogliono analizzare in dettaglio.

Perché questa testimonianza è importante oggi

Le parole di Ghigna si inseriscono in un quadro investigativo sempre più complesso. Il DNA maschile denominato “Ignoto 3”, trovato sul tampone orofaringeo di Chiara Poggi, resta un enigma: gli inquirenti non escludono che possa appartenere all’assassino o a un complice. Ma resta anche la possibilità di una contaminazione, ipotesi sostenuta da alcuni consulenti come l’ex comandante del RIS, Luciano Garofano.

Intanto, i carabinieri hanno annunciato una nuova serie di confronti genetici su 30 profili, raccolti tra persone vicine alla vittima e al contesto familiare. L’obiettivo è chiarire se quella traccia possa davvero portare a un volto o se si tratti di un falso indizio dovuto a errori procedurali nell’autopsia.

Un’indagine che non smette di sorprendere

Dopo la condanna definitiva di Alberto Stasi e i numerosi colpi di scena giudiziari, il caso Garlasco continua a suscitare dubbi e polemiche. Le dichiarazioni del medico Ghigna, unite alle nuove analisi genetiche, potrebbero contribuire a fare luce su un mistero che da anni divide opinione pubblica e tribunali.

Resta da capire se le parole del medico e i nuovi riscontri scientifici saranno il tassello decisivo per ricostruire la verità su uno dei delitti più discussi della cronaca italiana.

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