Una festa di laurea, una villa privata, una piscina. Doveva essere una notte di gioia, si è trasformata in un dramma che scuote l’Italia intera. Simona Cinà, 21 anni, è stata trovata morta sul fondo della piscina nella notte tra l’1 e il 2 agosto. Attorno a lei, musica, balli, giovani e – come confermato dalle indagini – anche alcolici. Ma le circostanze della sua morte sono tutt’altro che chiare.
Fin dalle prime ore dopo il ritrovamento, si è parlato di una scena “ripulita”, di vestiti scomparsi, di testimoni reticenti. Ma la Procura di Termini Imerese ha smentito: gli abiti della ragazza – una minigonna di jeans e una maglietta verde – erano presenti e sono stati regolarmente sequestrati, così come il suo cellulare. Anche le bottiglie di alcolici, inizialmente date per assenti, sono state trovate e documentate.
I soccorsi e i segni sul corpo: rianimazione o altro?
Secondo alcune testimonianze, due persone si sarebbero tuffate per recuperare Simona, cercando di rianimarla in attesa dei soccorsi. I segni rossi sul petto della ragazza sarebbero compatibili con le manovre di salvataggio. Tuttavia, le ombre restano. E con esse, il dolore della famiglia Cinà, che da giorni chiede risposte.