Una nuova svolta sconvolge il caso della morte di Liliana Resinovich, la donna scomparsa a Trieste il 14 dicembre 2021 e trovata morta tre settimane dopo, il 5 gennaio 2022. Il marito, Sebastiano Visintin, è ufficialmente indagato per omicidio. L’avviso di garanzia è stato notificato mercoledì scorso dal pubblico ministero Ilaria Iozzi, titolare del fascicolo, dopo una lunga perquisizione nella casa dell’uomo avvenuta la sera precedente.
La perquisizione in casa di Visintin
Martedì sera, gli agenti della Squadra Mobile di Trieste, coordinati da Alessandro Albini, si sono presentati nell’abitazione di Visintin in via del Verrocchio con un mandato di perquisizione. L’operazione, durata diverse ore, avrebbe portato al sequestro di elementi ritenuti utili all’inchiesta. Visintin ha commentato al quotidiano Il Piccolo: «Durante il sopralluogo sono rimasto seduto sul divano, non ho idea di dove abbiano guardato».
Nei giorni precedenti, l’avvocato difensore Paolo Bevilacqua aveva anticipato l’ipotesi di un possibile scivolone del suo assistito sotto pressione: «Anche se sei innocente, nel momento in cui vieni sottoposto a mille domande, ti può scappare lo svarione, la contraddizione».
Le conclusioni della nuova perizia: omicidio, non suicidio
Il cambio di rotta nelle indagini è arrivato con una nuova consulenza medico-legale dell’anatomopatologa e antropologa forense Cristina Cattaneo. Secondo il documento, la morte della donna sarebbe «da ricondursi ad asfissia meccanica esterna» e non ci sarebbero elementi scientifici a supporto dell’ipotesi del suicidio, come inizialmente ipotizzato.