Il ministero della Difesa russo ha respinto le accuse, parlando di «accuse infondate». Secondo Mosca, i droni avrebbero colpito esclusivamente obiettivi militari in Ucraina occidentale, mentre la gittata dei velivoli non supererebbe i 700 chilometri. L’incaricato d’affari russo in Polonia, Andrei Ordash, ha negato responsabilità e si è detto disponibile ad aprire un dialogo con Varsavia.
Le reazioni internazionali
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha definito l’incursione un «precedente estremamente pericoloso per l’Europa», chiedendo una risposta rapida dell’Alleanza. Da Roma, la premier Giorgia Meloni ha condannato la «violazione inaccettabile dello spazio aereo Nato», mentre il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha richiamato alla prudenza, ricordando le dinamiche che portarono all’escalation del 1914. Anche il Giappone ha espresso «profonda preoccupazione» e si è detto pronto a collaborare con i partner europei.
La guerra dei droni continua
Intanto sul fronte orientale non si ferma lo scambio di attacchi tra Mosca e Kiev. A Sumy, nel nord-est dell’Ucraina, un istituto scolastico è stato colpito da esplosioni attribuite a droni russi, mentre il ministero della Difesa russo ha denunciato l’abbattimento di 17 droni ucraini sopra diverse regioni del Paese. Gli attacchi confermano come i droni siano ormai diventati una delle armi principali di questo conflitto, capaci di colpire infrastrutture civili e militari e mettere alla prova i sistemi di difesa.
Un’Europa in bilico
La riapertura degli aeroporti di Varsavia, Modlin e Rzeszow ha segnato un ritorno alla calma solo apparente. L’incidente in Polonia alimenta i timori di un’escalation che potrebbe trascinare l’Alleanza Atlantica in un confronto diretto con la Russia. Varsavia insiste sulla necessità di una risposta coordinata, mentre cresce la pressione sugli Stati Uniti e sugli alleati europei per un rafforzamento delle difese aeree e un sostegno maggiore all’Ucraina.