La decisione del giudice
Il caso che aveva scosso l’opinione pubblica nell’ottobre 2024 torna in primo piano: Melissa Russo Machado, 29enne italo-brasiliana di Cassano delle Murge, è stata rinviata a giudizio con l’accusa di omicidio volontario aggravato dal vincolo di parentela. La giovane è accusata di aver partorito la propria figlia nella tazza del water e di averla uccisa azionando lo sciacquone.
Dal reato di infanticidio all’omicidio volontario
Il giudice per le udienze preliminari Claudio Marassi ha accolto la richiesta del pubblico ministero Sergio Dini, che ha ritenuto di qualificare il fatto come omicidio volontario e non come infanticidio. Una scelta decisiva: l’infanticidio prevede una pena massima di 14 anni, mentre per l’omicidio volontario la condanna può arrivare fino all’ergastolo.
Il dramma della notte del 29 ottobre 2024
I fatti risalgono alla notte del 29 ottobre 2024, a Piove di Sacco (Padova), quando la donna avrebbe dato alla luce la neonata nel bagno della propria abitazione. Invece di chiedere soccorsi, secondo l’accusa, avrebbe deciso di disfarsi della piccola gettandola nello scarico del water.
Le condizioni psichiche e l’obbligo di dimora
Durante le indagini, la 29enne è stata sottoposta a perizia psichiatrica, che ha stabilito la sua capacità di intendere e di volere al momento del gesto. Attualmente vive nella casa dei genitori a Cassano delle Murge, dove è sottoposta a obbligo di dimora in attesa del processo davanti alla Corte d’Assise.
Un caso che scuote la comunità
La notizia del rinvio a giudizio ha riaperto ferite profonde nella comunità cassanese. Il caso, che aveva già suscitato sgomento e indignazione in tutta Italia, verrà ora affrontato in sede processuale, con un dibattimento che promette di accendere nuovamente l’attenzione mediatica e giudiziaria sul tema della tutela dei neonati e delle responsabilità genitoriali.