A differenza di quanto accaduto in altri casi celebri, come quello di Yara Gambirasio, l’approccio alla ricerca dell’identità dell’“ignoto” non sarà generalizzato, ma procederà a cerchi concentrici. Le analisi inizieranno con il prelievo del DNA dagli operatori sanitari e tecnici presenti nei momenti immediatamente successivi alla scoperta del corpo. Solo in seguito l’indagine si allargherà ai contatti più stretti di Chiara: il fratello Marco, amici intimi e, in particolare, Andrea Sempio, attualmente indagato per concorso in omicidio.
Una rete di relazioni da riesaminare
Qualora si dimostrasse che la traccia biologica non sia frutto di un errore o di una contaminazione involontaria, si aprirebbe un nuovo capitolo dell’inchiesta. Le indagini potrebbero estendersi fino a comprendere conoscenti, compagni di scuola, amici di famiglia e chiunque sia entrato nella villetta di via Pascoli, luogo del delitto. È infatti noto che Chiara, la mattina del suo assassinio, aprì la porta a chi l’ha aggredita, senza manifestare segni di sorpresa o paura. Questo dettaglio suggerisce che il killer potesse essere una persona di fiducia, conosciuta e accolta senza esitazione.
Le nuove indagini genetiche, al momento sospese per motivi tecnici, riprenderanno nei prossimi giorni sotto forma di incidente probatorio. Questo passaggio è cruciale per la validità delle prove che eventualmente saranno utilizzate in un eventuale nuovo processo.
Il commento del Ministro Nordio e l’ombra dell’errore giudiziario
L’evoluzione dell’inchiesta ha richiamato anche l’attenzione del Ministero della Giustizia. Il ministro Carlo Nordio è intervenuto con parole che riflettono il senso di frustrazione e incertezza che ancora oggi avvolge il caso: “Comunque vada a finire, finirà male”, ha dichiarato. Nordio ha sottolineato la possibilità concreta di un errore giudiziario nella condanna definitiva di Alberto Stasi, ex fidanzato di Chiara Poggi, che ha già scontato dieci anni di carcere.
Dopo essere stato inizialmente assolto in primo e secondo grado, Stasi fu condannato in via definitiva a 16 anni nel 2015, pena ridotta a 10 per buona condotta. Tuttavia, con la possibile scoperta di un nuovo soggetto coinvolto – quel “terzo uomo” evocato dalla traccia biologica – non è escluso che Stasi possa presentare un’istanza di revisione del processo.
Un caso che continua a dividere l’Italia
A distanza di 18 anni, il delitto di Garlasco rimane uno dei casi giudiziari più discussi e complessi della cronaca italiana. L’opinione pubblica appare ancora oggi divisa: da un lato chi ritiene giusto il verdetto emesso nei confronti di Alberto Stasi, dall’altro chi invoca la riapertura del caso alla luce dei nuovi elementi emersi.
La Procura, da parte sua, intende mantenere un approccio rigoroso e riservato. Le indagini proseguono nel massimo rispetto della procedura e della verità storica e giudiziaria. La speranza di tutti – familiari, amici e cittadini – è che, finalmente, emerga una verità completa e definitiva.