Una vittima scelta a caso?
Gli inquirenti, coordinati dal pubblico ministero Guido Schininà, stanno cercando di ricostruire nel dettaglio l’esatta dinamica dei fatti. Un aspetto ancora da chiarire riguarda la reale motivazione dietro la scelta della vittima. Secondo gli investigatori, Claris potrebbe non essere stato l’obiettivo specifico, ma si sarebbe trovato semplicemente in prima fila tra i presenti al momento dell’aggressione.
Jacopo De Simone ha dichiarato di essere intervenuto per difendere il fratello, ma questa versione è messa in dubbio da alcune incongruenze. Nessuno, infatti, tra i suoi familiari e amici risulta ferito o coinvolto fisicamente in un’aggressione. Anzi, pare che né il gemello né la fidanzata fossero presenti al momento del fatto. Arriveranno sulla scena solo in un secondo momento.
Le prove ritrovate sulla scena del crimine
I carabinieri, giunti rapidamente sul luogo dell’aggressione, hanno trovato sia la lama spezzata del coltello che il manico, abbandonati accanto a una pozza di sangue. C’erano anche i resti di un elettrocardiogramma, usato dai soccorritori durante i disperati tentativi di rianimazione. Jacopo De Simone, con le mani ferite e sporche di sangue, si trovava ancora lì.
Sarebbe stata la madre a convincerlo a scendere in strada e a costituirsi. Ai militari avrebbe subito confessato di essere stato lui a colpire Riccardo. Ora si trova detenuto nel carcere di Brescia, in attesa dell’interrogatorio di convalida che sarà fissato nei prossimi giorni.
La comunità in lutto
Riccardo Claris era una figura conosciuta nel quartiere e molto apprezzata nell’ambiente sportivo locale. Aveva giocato a calcio, iniziando nelle giovanili dell’Albinoleffe e arrivando a militare nella Gavarnese, squadra bergamasca dell’Eccellenza. Chi lo conosceva lo descrive come un ragazzo tranquillo, lontano da ambienti violenti e risse.
«Non era il tipo da mettersi nei guai», hanno dichiarato alcuni familiari. «Quella sera stava dormendo, è sceso solo perché la compagna lo ha chiamato». Un gesto semplice, che gli è costato la vita.
La madre e la sorella, nella casa di famiglia a Borgo Santa Caterina, sono distrutte dal dolore. La sindaca di Bergamo, Elena Carnevali, ha espresso pubblicamente vicinanza alla famiglia e ha lanciato un appello alla responsabilità collettiva: «Non possiamo più permettere che una rivalità calcistica degeneri in tragedia. È nostro dovere agire per prevenire episodi simili».
Il cordoglio della tifoseria atalantina
Anche il mondo del tifo nerazzurro bergamasco ha voluto ricordare Riccardo. Durante la partita disputata a Monza, la Curva Nord dell’Atalanta ha esposto uno striscione dedicato al giovane: “Claris ovunque con noi”. Un gesto simbolico, ma importante, che testimonia quanto fosse amato.
Nei prossimi giorni sarà eseguita l’autopsia sul corpo della vittima presso l’ospedale Papa Giovanni XXIII. Intanto, l’intera città resta in attesa di risposte, mentre si moltiplicano gli appelli contro la violenza, specialmente quella legata al mondo del calcio.