Il governo Meloni firma dichiarazione che condanna Israele: «La guerra a Gaza deve finire ora»
Ventidue Paesi e la Commissione europea firmano una dichiarazione internazionale contro l’attacco israeliano: l’Italia prende posizione, Tajani sottoscrive il documento.
Una presa di posizione storica: l’Italia tra i firmatari
Il governo italiano cambia passo sulla guerra in Medio Oriente. Insieme ad altri 22 Paesi e alla Commissione europea, l’Italia ha firmato una dichiarazione che chiede a Israele di porre fine immediatamente all’offensiva su Gaza. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha ufficializzato l’adesione, sottolineando che il messaggio è chiaro: «La guerra a Gaza deve finire ora».
Tra i firmatari figurano Australia, Austria, Belgio, Canada, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Irlanda, Islanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Nuova Zelanda, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Slovenia, Spagna e Svezia. Presente anche la commissaria UE per l’uguaglianza Hadja Lahbib. Assenti Stati Uniti e Germania.
Il testo della dichiarazione: condanna alle uccisioni di civili
«La sofferenza dei civili a Gaza ha raggiunto livelli mai visti prima», si legge nel documento, che condanna duramente le uccisioni di bambini e civili in fila per gli aiuti e definisce «inaccettabile» il rifiuto del governo israeliano di fornire assistenza umanitaria. «Oltre 800 palestinesi sono stati uccisi mentre cercavano acqua e cibo», denuncia il testo.
La dichiarazione attacca il “modello di distribuzione degli aiuti del governo israeliano”, definendolo «pericoloso e disumano». Si chiede a Israele di revocare immediatamente le restrizioni alla fornitura di beni essenziali e di consentire alle Nazioni Unite e alle ong umanitarie di lavorare in sicurezza.
Richiesta di cessate il fuoco e stop agli spostamenti forzati
Il documento invoca un cessate il fuoco immediato, incondizionato e permanente e condanna l’ipotesi di deportare la popolazione palestinese in una cosiddetta “città umanitaria”. «Qualsiasi cambiamento territoriale o demografico nei territori occupati è inaccettabile», affermano i ministri.