Una coincidenza significativa
La data della cancellazione non è casuale. Proprio quel giorno, infatti, il GIP Dainotti aveva accolto l’opposizione all’archiviazione presentata dalla parte civile, disponendo ulteriori indagini approfondite. Nello stesso arco temporale, dunque, si è verificata la cancellazione dei video della GoPro: una coincidenza che non può non destare sospetti.
La Polizia Postale avrebbe riferito immediatamente la circostanza alla pubblico ministero titolare dell’inchiesta, sottolineando la rilevanza di questo fatto. È infatti ben noto che la cancellazione di dati informatici in un momento delicato di un’indagine può avere un peso determinante sulla ricostruzione degli eventi.
Formattazione o distruzione di prove?
Dal punto di vista tecnico, l’“inizializzazione” di una scheda di memoria comporta l’eliminazione di tutti i file registrati, rendendoli inaccessibili agli strumenti tradizionali. In alcuni casi, però, gli esperti forensi riescono a recuperare parte delle informazioni cancellate.
Resta da capire se la cancellazione sia avvenuta in maniera consapevole e intenzionale oppure per un errore tecnico o una gestione ordinaria della videocamera. Gli investigatori dovranno stabilire se vi siano elementi per ipotizzare la distruzione di prove o se si tratti di un’operazione priva di collegamenti diretti con il caso.
Le implicazioni giudiziarie
Se dovesse emergere che la formattazione della GoPro sia stata compiuta di proposito e in un momento così sensibile per le indagini, ciò potrebbe aprire scenari giuridici complessi. In casi simili, infatti, si può ipotizzare il reato di intralcio alla giustizia o addirittura di occultamento di prove.
La Procura, alla luce delle nuove verifiche, dovrà decidere se intraprendere ulteriori azioni nei confronti di Visintin o di altre persone eventualmente coinvolte. Al tempo stesso, sarà fondamentale capire se la scheda conteneva effettivamente materiale utile o se, come talvolta accade, le registrazioni non erano state salvate correttamente.
Un caso che divide l’opinione pubblica
La vicenda Resinovich ha suscitato e continua a suscitare grande interesse mediatico e popolare. Ogni nuovo dettaglio, come in questo caso la questione della GoPro, riaccende il dibattito e spinge l’opinione pubblica a dividersi tra chi sostiene l’innocenza del marito e chi, invece, vede in lui ombre e comportamenti sospetti.
Il contesto familiare e personale di Liliana, le sue relazioni, le testimonianze degli amici e i tanti elementi contraddittori hanno reso il caso una sorta di “giallo nazionale”, seguito con attenzione da giornali, programmi televisivi e social network.
Le prossime mosse
Nei prossimi mesi sarà fondamentale capire se gli investigatori riusciranno a recuperare i dati cancellati dalla scheda di memoria e se emergeranno elementi decisivi per dare una svolta alle indagini. L’obiettivo principale resta sempre lo stesso: fare chiarezza sulle cause della morte di Liliana Resinovich e stabilire se si sia trattato di un gesto volontario o di un delitto orchestrato da qualcuno.
Ogni tassello, anche quello apparentemente marginale, potrebbe rivelarsi decisivo per ricostruire la verità. La GoPro di Sebastiano Visintin, con i suoi filmati mancanti, rappresenta uno di questi tasselli, forse il più enigmatico degli ultimi sviluppi.