Continua Bruzzone: “L’ipotesi indagativa si allarga invece di restringersi, e questo è già un segno di debolezza. È un’inchiesta che sembra montata come panna: affollata, incerta, dispersiva. Dove si vuole arrivare?”
La criminologa arriva a parlare apertamente di una “strategia del terrore”: “Si crea panico per vedere se qualcuno inciampa. Ma così si fa solo rumore. E nel frattempo, si mette in discussione una verità giudiziaria solida, fondata su perizie, riscontri e sentenze”.
Dubbi sull’arma ritrovata e sullo scopo dell’indagine
L’eventuale arma del delitto, recuperata di recente in un canale a Tromello, è per Bruzzone “una pista debolissima”: “Sono passati quasi vent’anni. Dragare le acque oggi significa trovare oggetti senza alcun valore probatorio. Se ogni bastone metallico o ferro da camino fosse un’arma, avremmo decine di colpevoli potenziali”.
Infine, si chiede: perché si riapre il caso? “Questa è la vera domanda inquietante. La professionalità dei magistrati non è in discussione, ma è difficile accettare un’indagine che sembra più voler destabilizzare che cercare la verità”.
Martedì 20 maggio saranno ascoltati Sempio, Stasi e Marco Poggi, fratello della vittima. Ma la sensazione, per Bruzzone, è che più che a nuove verità si stia assistendo a un tentativo di riscrittura di una storia già giudiziariamente chiusa.