mercoledì, Luglio 23

Garlasco, è la fine: la procura ha parlato chiarissimo

A rafforzare la posizione della Procura è anche una recente relazione del tenente colonnello Alberto Marino del RIS di Parma, datata 9 giugno 2025, che conferma l’esito negativo dei test condotti in passato e sottolinea l’assenza di materiale residuo su cui poter intervenire oggi.

Nessuna possibilità di nuovi esami: la fialetta è scomparsa

Il colpo di grazia a ogni speranza di riapertura arriva da un dettaglio che, di fatto, mette la parola fine agli accertamenti: la scomparsa della fialetta contenente i frammenti grattati dalla parete. Durante una verifica effettuata il 17 giugno 2025 presso i laboratori del RIS, i tecnici non hanno più rinvenuto il reperto. Una circostanza che per la Procura rappresenta la prova definitiva dell’impossibilità di eseguire ulteriori test.

Questo elemento è stato riportato nel provvedimento ufficiale datato 2 luglio 2025, dove i magistrati chiariscono che ogni tentativo di rianalisi è tecnicamente impraticabile, chiudendo così le porte a qualunque nuova ipotesi investigativa basata su quella specifica impronta.

Andrea Sempio: un nome che riemerge

A partire dal terzo paragrafo del provvedimento, entra in scena il nome di Andrea Sempio, amico della vittima, già al centro dell’attenzione mediatica nel 2016 a causa di una segnalazione anonima. Un fascicolo a suo carico è ancora aperto e ipotizza un coinvolgimento nell’omicidio, da solo o insieme ad Alberto Stasi. Tuttavia, anche su questo fronte gli inquirenti si mostrano cauti. Gli ultimi sviluppi delle indagini sembrano confermare che la “impronta 33” non può essere utilizzata per sostenere nuove accuse.

Sempio ha sempre respinto ogni addebito e i suoi legali, così come i consulenti della famiglia Poggi, contestano la compatibilità dell’impronta con la sua mano destra. Sostengono, inoltre, che la traccia non sarebbe databile e non avrebbe valore probatorio in assenza di un contesto certo.

Un caso che continua a dividere

Nonostante la condanna definitiva a 16 anni di carcere per Alberto Stasi, il caso Garlasco non ha mai smesso di sollevare dubbi e alimentare teorie alternative. L’opinione pubblica è tuttora spaccata: da un lato c’è chi ritiene che la giustizia abbia fatto il suo corso, dall’altro chi vede nelle cosiddette “prove trascurate” — come l’impronta 33 — il segno di un’indagine incompleta o condotta in maniera parziale.

La recente chiusura della Procura non fa che accrescere questa frattura. Se da un punto di vista formale e giuridico il caso sembra avviarsi verso una conclusione definitiva, emotivamente e mediaticamente resta ancora molto vivo.

Quali saranno i prossimi passi?

Resta da capire se la famiglia Poggi, attraverso i propri legali, presenterà nuovi ricorsi per ottenere altri accertamenti, oppure se si attenderà una decisione del giudice per le indagini preliminari. Anche la difesa di Andrea Sempio potrebbe intraprendere nuove azioni per ottenere l’archiviazione definitiva del fascicolo a suo carico, considerata l’impossibilità di produrre ulteriori prove a suo sfavore.

Nel frattempo, l’impronta 33 rimane un simbolo: una traccia materiale che non può più parlare, una prova visibile ma ormai inaccessibile per la scienza, che continua a dividere chi cerca la verità da chi è convinto che questa sia già stata stabilita in tribunale.

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