giovedì, Luglio 17

Garlasco, test su 30 persone per identificare “Ignoto 3”: il Dna è di un altro cadavere?

Per Marzio Capra, genetista ed ex Ris, la pista più plausibile resta quella dell’inquinamento del reperto: «L’esiguità dei campioni e il contesto fanno pensare a una contaminazione, forse avvenuta in autopsia o durante la manipolazione del corpo», ha spiegato. Secondo il consulente, il contatto con un cadavere precedentemente sottoposto ad autopsia e gli strumenti utilizzati (pinze, garze, bisturi) potrebbero aver trasferito il Dna maschile rilevato sulla garza.

La genetista Denise Albani, che coordina gli accertamenti, in una mail alle parti ha confermato che il materiale utile per ulteriori test è ormai esaurito: «Tre dei cinque prelievi analizzati hanno confermato un probabile inquinamento».

Autopsia non sterile e nuove verifiche

Un altro elemento emerso è la mancanza di sterilità assoluta durante l’autopsia. La garza in questione, infatti, era stata utilizzata per raccogliere campioni della vittima per fini comparativi, non probatori. «Il suo uso su tutte le pareti della bocca di Chiara, senza sterilizzazione, aumenta il rischio di contaminazione», ha evidenziato Albani.

Cosa succede ora

Le verifiche sui tamponi delle 30 persone potrebbero fornire una risposta definitiva sull’origine di Ignoto 3. Intanto resta confermata l’assenza del Dna di Sempio e di Stasi sui reperti mai analizzati. Le indagini della Procura di Pavia continuano, con la prospettiva di estendere gli accertamenti anche agli strumenti autoptici e ai contesti di manipolazione del cadavere.

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