venerdì, Agosto 1

Garlasco, la tesi choc della Procura: “Cos’ha fatto Chiara mentre la uccidevano”

Il filo rosso porta a pochi chilometri da Garlasco, nel santuario di Madonna della Bozzola. Lì, tra il 2004 e il 2006, il rettore finì vittima di estorsione da parte di due rumeni che minacciavano di diffondere video hard e audio compromettenti. Il processo si chiuse nel 2014 con la loro condanna, ma le voci di festini a luci rosse e abusi non si sono mai spente. Chiara, dicono gli inquirenti, aveva salvato su una chiavetta USB articoli e ritagli su casi di pedofilia ecclesiastica: materiale che – se mostrato a qualcuno – l’avrebbe trasformata in testimone scomoda.

Il messaggio criptico di Michele B.

Tra i frequentatori del santuario c’era Michele B., amico di Sempio, trovato impiccato nel 2016. Pochi giorni prima del suicidio aveva postato su Facebook la frase «La VeriTa Sta Nelle CoSe Che neSSuno sa!!». Tolte le maiuscole, restano lettere che, secondo una giornalista de Il Tempo, tradotte dall’ebraico diventano: «C’era una ragazza lì che sapeva». Coincidenza o indizio? I carabinieri hanno acquisito i fascicoli sul santuario proprio per collegare quei “festini proibiti” alla morte di Chiara.

L’arma del delitto e l’impronta 33

Un super‑testimone ha riferito a Le Iene di un presunto tentativo di occultare l’arma (o le armi) in una roggia: pochi giorni fa, gli investigatori avrebbero effettivamente recuperato oggetti metallici di possibile interesse. Se fossero compatibili con ferite e orari del 13 agosto 2007, potrebbero smontare la verità giudiziaria che ha portato alla condanna definitiva di Alberto Stasi.

La difesa di Sempio: “Chiara era testimone scomoda”

L’avvocato Massimo Lovati insiste: Chiara avrebbe visto troppo. Sempio, dice, non ha motivo di ucciderla da solo; semmai si sarebbe trovato nel posto sbagliato con le persone sbagliate. Ipotesi tutta da provare, ma che spalanca scenari da thriller: un gruppo di giovani, un rettore ricattato, video da centellinare. Bastava un passo falso per trasformare la conoscenza in condanna a morte.

Verso una verità alternativa?

La riapertura del fascicolo sta già minando le certezze dell’inchiesta originale. Se le nuove prove reggeranno, la Cassazione potrebbe dover fare i conti con una verità parallela: Chiara assassinata non da un fidanzato che l’aspettava in bici, ma da persone pronte a tutto per proteggere un segreto inconfessabile.

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